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Nei paesi del contagio da Coronavirus pochi passanti: “Preoccupati, ma non possiamo chiuderci in casa”

Le reazione dei cittadini di Codogno e Castiglione d’Adda raccolte da Fanpage.it dopo i casi di Coronavirus riscontrati nelle ultime ore in provincia di Lodi. Nei due piccoli comuni la sorpresa supera per il momento la paura, anche se ovviamente è alta l’allerta dopo che sono stati raggiunti i 14 casi di contagio nella sola giornata di venerdì 21 febbraio.
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A cura di Luca Giovannoni
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Quattordici casi di Coronavirus in Lombardia. Da settimane era alta l'attenzione su possibili casi di Coronavirus in Italia. L'allerta si respirava soprattutto nelle grandi città, invece il focolaio del virus è partito da due piccoli paesi del lodigiano, dove si sono riscontrati i primi casi di contagio in Lombardia. All'ospedale di Codogno è stato ricoverato un uomo di 38 anni, che è considerato il "paziente indice" da cui si sarebbe poi propagata l'epidemia, che è arrivata a colpire anche il vicino centro abitato di Castiglione d'Adda, paese dove abitano i genitori del 38enne. Davide Arcuri e Simone Giancristofaro, giornalisti di Fanpage.it, hanno raccolto le testimonianze dei cittadini che si sono ritrovati a dover far fronte a una situazione inaspettata. Nei due piccoli paesi della provincia di Lodi sono ore di preoccupazione, dopo che le amministrazioni comunali hanno emanato ordinanze di chiusura per scuole, locali e uffici pubblici. Il consiglio, espresso anche dall'assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, era quello di restare a casa, evitando contatti o possibili luoghi di aggregazione. Nonostante il monito di Palazzo Lombardia, nei due comuni del lodigiano c'è anche chi non mostra particolari paure o ansie rispetto alla possibile diffusione del virus.

A Codogno mancano le mascherine

Da quindici giorni le farmacie di Codogno, epicentro del focolaio, sono sprovviste delle mascherine protettive utili per scongiurare un eventuale contagio da Coronavirus. "Oggi si sono presentate più di 200 persone che volevano acquistare le mascherine – ha spiegato a Fanpage.it un farmacista del paese – Speriamo che la situazione si risolva al più presto. Sono già quindici giorni che abbiamo richiesto le maschere protettive senza ancora essere accontentati". La popolazione incontrata in strada invece nella maggior parte dei casi non è apparsa particolarmente in allarme per quanto sta accadendo in queste ore ai loro concittadini. C'è chi parla di "eccessivo allarmismo" e abbiamo incontrato anche una coppia da poco dimessa dall'ospedale di Codogno, dove è ricoverato il primo caso di Coronavirus in Lombardia. "Non c'è da preoccuparsi – ha dichiarato la coppia Fanpage.it – È tutto sotto controllo". Una buona dose di ottimismo che ovviamente ci auguriamo possa essere di buon auspicio.

Castiglione non si arrende

Anche a Castiglione d'Adda si respira un'atmosfera surreale per un evento totalmente inaspettato. Qui nel corso della conferenza stampa del pomeriggio in Regione Lombardia sono stati confermati 4 casi di Coronavirus: tre clienti e il figlio del titolare di una bar che è amico del 38enne ricoverato a Codogno. Una delle reazioni più genuine raccolte da fanpage.it arriva da un giovane di 18 anni, che non si vergogna di ammettere le proprie paure. "Prima insieme ai miei amici siamo andati in mezzo ai campi, perché non ci sentiamo sicuri a stare in paese – spiega il ragazzo – Sappiamo che hanno detto di restare a casa, ma a noi non va. Speriamo solo che il virus non si diffonda ancora. Non avremmo mai immaginato potesse succedere proprio qui in questo paese". Una notizia che ha colto tutti di sorpresa, anche se non è difficile notare persone a spasso per il paese munite di mascherina. Alla domanda "perché non state casa come consigliano?", quasi tutti rispondono spiegando che sono state costrette a uscire, per comprare beni di prima necessità di vario tipo. Chi gestisce attività commerciali invece non vuole arrendersi, come un parrucchiere di Castiglione, che nonostante l'allerta ha deciso di tenere aperto a meno che non arrivi un'ordinanza con obbligo di chiusura per tutti i negozi.

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