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Covid-19, medico di famiglia: “Noi lasciati soli, io ricoverato in ospedale con polmonite”

“Io non ho avute tute protettive né altri presidi di protezione, ma ho sempre svolto il mio lavoro consapevole dei rischi che correvo. Ora sono qui in un letto di ospedale magnificamente assistito da tutta l’equipe delle malattie infettive. Io le chiedo solo rispetto e la giusta attenzione al lavoro dei medici di famiglia che, mi consenta, meritano più attenzioni e mezzi di protezione”, l’appello di Piergiorgio Fossale, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Vercelli, Piemonte.
A cura di Enrico Tata
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Piergiorgio Fossale
Piergiorgio Fossale
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Piergiorgio Fossale è il presidente dell'Ordine dei medici della provincia di Vercelli, Piemonte. Da giovedì è ricoverato all'ospedale Sant'Andrea per una polmonite comparsa improvvisamente nella notte. Il medico di famiglia ha lanciato un appello a Mario Ravolo, responsabile dell'unità di Crisi regionale: "Dottor Raviolo, sono un medico di famiglia di Vercelli ricoverato con polmonite in ospedale. Fino a giovedì, giorno del mio ricovero, ho sempre visitato con una mascherina che mi sono procurato da solo fin dal 24 febbraio", ha scritto. E ancora: "Io non ho avute tute protettive né altri presidi di protezione, ma ho sempre svolto il mio lavoro consapevole dei rischi che correvo. Ora sono qui in un letto di ospedale magnificamente assistito da tutta l'equipe delle malattie infettive. Io le chiedo solo rispetto e la giusta attenzione al lavoro dei medici di famiglia che, mi consenta, meritano più attenzioni e mezzi di protezione".

La lettera del presidente dell'Ordine dei medici di Novara

All'appello si è aggiunto anche il presidente dell'Ordine di Novara, Federico D'Andrea, che a sua volta ha scritto una lettera a Raviolo, al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e all'assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi: "I medici di medicina generale della Regione Piemonte hanno prestato e continuano a prestare le loro cure ai cittadini, nei loro studi e a domicilio dei pazienti, pagando un duro prezzo personale. Hanno espletato le loro funzioni di tutela della salute dei cittadini, in carenza di dispositivi di protezione, armati solo del loro coraggio, senso del dovere e preparazione professionale, fino all'autolesionismo. Non si è voluta accettare la richiesta di fornire ai medici un numero diretto dedicato per il Servizio di sanità e igiene pubblica (Sisp) dell'Asl e, così  facendo, si sono lasciati i medici a cercare di comunicare per ore, interrompendo l'assistenza, con numeri pubblicizzati sui media intasati dalle telefonate dei cittadini".

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