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Coronavirus, il professor Galli: “Numero contagi molto più alto dei dati ufficiali”

“Il rapporto uno a dieci del capo della Protezione civile temo sia vicino alla realtà ma non abbiamo dati sicuri per poterlo dire. I contagiati, comunque, sono molti di più di quelli ufficiali”. Così il professor Massimo Galli, infettivologo e primario dell’ospedale Sacco di Milano che ha poi rivelato che “alcune etnie di persone di origine africana potrebbero avere più difficoltà nel rimanere contagiate”.
A cura di Filippo M. Capra
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In un'intervista pubblicata questa mattina, martedì 24 marzo, su Repubblica, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha lanciato l'allarme circa il reale numero dei contagiati in Italia da Coronavirus. Secondo quanto dichiarato da Borrelli, infatti, "il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile". Ciò significa che, potenzialmente, ad oggi ci sarebbero circa 600mila contagiati da Covid contro i circa 60mila registrati ufficialmente.

Galli: Numero contagi molto più alto dei dati ufficiali

In merito alle parole di Borrelli, il professore Massimo Galli infettivologo e primario dell'ospedale Sacco di Milano ha sostanzialmente confermato quelli che sono i timori: "Fermo restando che le misure di contenimento e distanziamento sociale sono di fondamentale importane, credo sia presto per considerare ogni dato come indicativo di qualcosa che già stabilisce un andamento favorevole". Il professor Galli ha cercato di calmare le prime gioie della riduzione dei dati tra nuovi contagiati, ricoveri in ospedale e terapia intensiva e decessi, sostenendo che "a scanso di delusioni bisogna dare ai dati l'attenzione di quei fenomeni che possono dare sorprese da un giorno all'altro perché non sono così attendibili" spiega a Rai 3. Ciò è stato sottolineato spesso anche dall'assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera che, giorno per giorno, nel bollettino della Regione, ricorda che spesso molti laboratori non fanno in tempo a mandare i risultati. Perché la tendenza possa confermarsi tale e, dunque, positiva, il professor Galli spiega che la conferma dei dati deve ripetersi per almeno "cinque o sei giorni di fila. Il punto è che non registriamo nuovi contagi con pochi sintomi". Poi, si dice d'accordo con quanto detto da Borrelli: "Il rapporto uno a dieci del capo della Protezione civile temo sia vicino alla realtà ma non abbiamo dati sicuri per poterlo dire. I contagiati, comunque, sono molti di più di quelli ufficiali".

I tamponi: Usarli per circoscrivere i focolai

Successivamente interpellato sull'utilizzo dei tamponi e il numero di test fatti sinora, Massimo Galli spiega quali sono, innanzitutto, le due utilità dei tamponi stessi: "Il tampone è uno strumento clinico per diagnosi o per indagine epidemiologica che consente di circoscrivere i focolai – spiega l'infettivologo -. Per ora è stato usato molto per motivi di diagnosi anche se non in termini esaustivi per problemi di capacità. Per un'indagine epidemiologica, invece, non siamo stati in grado di svolgere il compito che è importantissimo ora nelle regioni meridionali non è ancora estesamente diffusa l'epidemia". Tale utilizzo dei tamponi consentirebbe anche una "miglior politica delle quarantene per cui ci vogliono dei presidi. Si parla di alberghi ma bisogna accelerare il processo altrimenti non riusciamo più a svuotare gli ospedali di chi può uscire e continuare la guarigione altrove.

Cittadini di origine africana meno contagiabili? Possibile, ma serve uno studio appropriato

In chiusura, il professor Galli non smentisce del tutto quella che ai più sembrava essere una fake news, ovvero la notizia secondo la quale gli extracomunitari sono immuni al virus. Fermo restando che per "extracomunitario" si intende ogni cittadino del mondo non appartenente all'Unione Europea, la presunta fake news alludeva ai cittadini africani. In merito, Galli spiega che spera che quello che "possa essere confermato a livello di ricerca sia la diversa disponibilità di recettori del virus in diverse etnie di origine africana". A sostegno di queste prime teorie, vi sono "alcune evidenze che dicono che non abbiamo persone di origine africana nei reparti. Se realmente fosse così – continua Galli -, il disastro colpirebbe meno le aree più fragili del mondo. E pure i bambini potrebbero avere le stesse caratteristiche di ricettori". Il professor Galli, infine, invita alla cautela sull'Avigan, il farmaco decantato come miracoloso contro il Coronavirus: "Ho già avuto un problema parlandone, ne vorrei evitare altri. Dico solo che è un farmaco con una storia complicata e problemi legati alla sua tossicità. Vedremo, intanto lasciateci lavorare".

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