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Coronavirus, Brusaferro (ISS): “Cosa non funziona? Ancora troppi comportamenti irresponsabili”

Secondo il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ci sono ancora troppi comportamenti irresponsabili: “In certi casi, purtroppo, non abbiamo ancora acquisito la consapevolezza necessaria. Gli appelli, le circolari, tutti i richiami non bastano. Solo ora sembra che gli italiani stiano davvero cominciando a capire la battaglia che siamo chiamati a combattere”.
A cura di Davide Falcioni
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È uno dei volti dell'emergenza, l'uomo che ogni pomeriggio alle 18 fa il punto della situazione insieme al capo della Protezione Civile Angelo Borrelli illustrando dati ed evoluzione dei contagi di coronavirus in tutta Italia. Silvio Brusaferro, 59 anni, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità e medico originario di Udine, in un'intervista rilasciata al quotidiano Avvenire a poche ore dall'adozione di nuove e drastiche misure per contrastare l'epidemia chiarisce ancora una volta come, arrivati a questo punto, spetti soprattutto ai cittadini imprimere una svolta netta cambiando temporaneamente le proprie abitudini di vita"perché l’elemento decisivo di tutta questa storia siamo noi".

"Abbiamo messo in campo misure straordinarie per garantire il distanziamento sociale, l’unica strada percorribile per rallentare l’epidemia – dichiara il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità – . Un risultato prioritario al Nord, ma indispensabile anche nel resto del Paese. Queste misure daranno effetto tra una settimana. La nostra scommessa, la volontà che ci sostiene e l’effetto che vogliamo ottenere è quello di fare in modo che laddove abbiamo casi, questi non si trasformino in situazioni di picco". Brusaferro spiega come non sia ancora in alcun modo possibile prevedere quando arriverà il picco dell'epidemia, anche perché in Italia "c’è anche la variabile di una popolazione molto più anziana, un fattore che sta impattando molto dal punto di vista dei decessi".

Il numero uno dell'ISS fa intanto un bilancio su quello che sta funzionando alla perfezione e quello che, invece, no. Nella prima categoria rientra "la prima linea, chi non va a casa da giorni o da settimane negli ospedali per non smettere di curare e accogliere i malati. Medici, infermieri, operatori sanitari, che mi sento di dover ringraziare continuamente. Chi sta facendo tutto il possibile a costo di sacrificare la propria vita in famiglia, le proprie abitudini. Chi non si tira indietro dalle proprie responsabilità". Nella seconda, invece, gli ancora troppi comportamenti irresponsabili, una consapevolezza che "in certi casi, purtroppo, non abbiamo ancora acquisito. Gli appelli, le circolari, tutti i richiami non bastano. Solo ora sembra che gli italiani stiano davvero cominciando a capire la battaglia che siamo chiamati a combattere. Il problema è che questo è anche l’elemento decisivo, per vincerla: soltanto se accettiamo di cambiare le nostre abitudini, anche al caro prezzo che in questo momento ci viene richiesto possiamo fermare l’epidemia".

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