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Coronavirus, Boccia (Confindustria): “Lo stop alle aziende causerà perdita di 100 miliardi al mese”

Secondo il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia lo stop alle attività produttive disposto dall’ultimo decreto del governo per contenere l’epidemia di coronavirus potrebbe causare perdite di 100 miliardi di euro al mese. Per l’industriale “con questo decreto, dall’emergenza economica entriamo nell’economia di guerra”.
A cura di Davide Falcioni
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Lo stop alle attività produttive disposto dall'ultimo decreto del governo per contenere l'epidemia di coronavirus potrebbe causare perdite di 100 miliardi di euro al mese. A dichiararlo il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, secondo cui “con questo decreto, dall’emergenza economica entriamo nell’economia di guerra”. “Il 70% del tessuto produttivo italiano chiuderà – ha affermato l’imprenditore, ospite della trasmissione Circo Massimo su Radio Capital -. Se il Pil è di 1.800 miliardi all’anno vuol dire che produciamo 150 miliardi al mese. Se chiudiamo il 70% delle attività vuol dire che perdiamo 100 miliardi ogni 30 giorni”. Tuttavia il leader degli industriali concorda con la decisione di affidare ai prefetti il controllo delle aziende che devono garantire beni e servizi per le filiere strategiche: “È lo strumento giusto”, ha detto intervistato dal Corriere della Sera.

Landini: "Ancora aperte troppe attività non essenziali"

Intanto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, sempre ai microfoni di Circo Massimo, su Radio Capital, ha attaccato il governo accusandolo di aver modificato l'elenco delle aziende che sarebbero potute rimanere aperte rispetto alla prima stesura concordata sabato: "Sabato avevamo trovato un accordo col governo per la sospensione delle attività, escluse quelle essenziali, per due settimane – spiega Landini – poi domenica, mentre aspettavamo che uscisse il decreto, sono cominciate a circolare voci sull'allargamento della lista delle attività. Non si può fare la letterina sottobanco per dire di tenere aperte le attività, anche per rispetto dei lavoratori. Non è stato un aggiustamento, è stato uno stravolgimento". Landini ha aggiunto: "Dopo aver scoperto della lettera di Confindustria che chiede di allargare queste maglie, abbiamo chiesto al governo un incontro per oggi per andare a precisare le attività necessarie e i settori non essenziali. Quelli essenziali non si discutono, ma ad esempio il commercio all'ingrosso non ha senso con i negozi chiusi e la gente che sta a casa. Vale anche per la fabbricazione delle macchine per l'agricoltura: un contadino il trattore già ce l'ha e non se lo va certo a comprare oggi".

Mercoledì ipotesi sciopero generale dei metalmeccanici in Lombardia

Proprio contro l'apertura di aziende ritenute non essenziali mercoledì 25 marzo Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato l'ipotesi di uno sciopero generale dei metalmeccanici di otto ore. Lo fa sapere il segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli. La decisione, spiega, "è stata presa perché si consideri la Lombardia una regione dove sono necessarie misure più restrittive sulle attività da lasciare aperte".

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