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40 lombardi e veneti rimpatriati da Mauritius per rischio Coronavirus: “Un incubo, trattati come marziani”

Incubo finito per i 40 passeggeri di Veneto e Lombardia che sono stati costretti a rientrare in Italia poco dopo l’atterraggio a Mauritius, dove erano arrivati da Roma a bordo di un volo Alitalia: le autorità locali li hanno costretti a rimpatriare a causa dell’emergenza Coronavirus. Le testimonianze: “Tutto questo allarmismo sembra esagerato. Siamo stati trattati come pacchi”.
A cura di Ida Artiaco
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È stato un vero e proprio incubo quello vissuto da 40 dei 212 passeggeri del volo Alitalia Az 773 che ieri, dopo essere partito da Roma alla volta di Mauritius, è stato bloccato in aeroporto dopo l'atterraggio dalle autorità locali a causa della psicosi da Coronavirus. Quarantena di 14 giorni in due ospedali del posto o rientro immediato a casa: questo è quanto è stato proposto ai viaggiatori originari di Veneto e Lombardia, regioni focolaio dell'epidemia in Italia, che hanno infine deciso di rimpatriare. Sono atterrati a Fiumicino questa notte intorno all'una e nessuno di loro riesce a credere a quanto vissuto: "Tutto questo è assurdo", dice uno di loro. Addio, dunque, a sole, vacanze e mare. "Siamo in una specie di incubo, emotivamente siamo distrutti", dice un altro passeggero.

"Se non era per il comandante dell’aereo – sottolineano a Repubblica -, l’ospitalità sarebbe stata pari a zero: la Farnesina è stata un’entità astratta". I 40 viaggiatori originari di Veneto e Lombardia sono rimasti ore sull'aereo in attesa di scendere e di conoscere la decisione delle autorità locali, mentre agli altri è stato concesso di scendere: "Erano tutti con le mascherine, ci stavano aspettando come fossimo marziani. Non ci hanno fatto scendere e rimbalzavano notizie fra il comandante, un ispettore della salute delle Mauritius e la Farnesina, poi il colpo di scena: scendono tutti ma non chi arriva da Lombardia e Veneto". Anche Alitalia ha fatto sapere con una nota di aver appreso la decisione solo dopo l'atterraggio. Una volta rientrati a Roma, i passeggeri sono stati fatti salire su di un autobus che li ha accompagnati in un hotel sull'Aurelia. Poi in mattinata è in programma la partenza per Milano. Ma le polemiche non finiscono e gli italiani discriminati sono pronti a chiedere un risarcimento: "Siamo stati tutti insieme fianco a fianco per dieci ore in aereo, è stata un decisione priva di buon senso", ha sottolineato ancora. "Uno steward ci ha detto che c’erano altri italiani che dovevano viaggiare sull’aereo di ritorno con noi ma non sono saliti, forse avevano paura di noi – spiega – tutto questo allarmismo mi sembra esagerato. In Brianza è tutto chiuso, mi pare assurdo".

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