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Covid 19

Corionavirus, chi vuole un nuovo lockdown totale (e perché)

La possibilità di un nuovo lockdown generalizzato è stata scartata per mesi dal governo, ma la crescita esponenziale della curva dei contagi sembra avvicinarla ogni giorno di più, soprattutto se le misure dell’ultimo Dpcm non dovessero avere gli effetti sperati. E anche tra gli esperti sono in molti a ipotizzare una nuova chiusura totale.
A cura di Davide Falcioni
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L'ipotesi di un nuovo lockdown generale è stata scartata per mesi dal governo, ma la crescita esponenziale della curva dei contagi sembra avvicinare ogni giorno di più la possibilità di un'altra chiusura totale. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sempre definito "estrema" questa eventualità chiarendo che le conseguenze economiche sarebbero state disastrose e che il paese non potrebbe sopportare lo stop totale a tutte le attività non essenziali, eppure da alcuni giorni gli esperti sono tornati a dibatterne evocando lo "spettro" di un nuovo lockdown, menzionandolo o anche solo ipotizzandolo come estrema ratio: sta di fatto che se a luglio e agosto questa possibilità appariva molto improbabile, oggi la situazione è decisamente cambiata.

Come è noto il governo ha fatto della "progressività" il metodo con cui imporre nuove restrizioni e in tal senso va anche l'ultimo Dpcm, che di fatto è un semi-lockdown i cui effetti saranno visibili tra un paio di settimane. Se la curva dei contagi si piegherà verranno mantenute le misure ora in vigore, se invece continuerà a salire esponenzialmente saranno necessari provvedimenti più duri. Secondo Guido Bertolini, del coordinamento Covid-19 per i pronto soccorso lombardi, con i numeri attuali "l'unica cosa che si può fare è chiudere tutto, un lockdown a livello nazionale. La situazione nei pronto soccorso è drammatica, non solo in Lombardia, ma ovunque a livello nazionale".

Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, è tornato a chiedere dei lockdown mirati: "A Milano e Napoli uno può prendere il Covid entrando al bar, al ristorante, prendendo l'autobus. Stare a contatto stretto con un positivo è facilissimo perché il virus circola tantissimo. In queste aree il lockdown è necessario, in altre aree del Paese no". Secondo il docente di Igiene all'Università Cattolica "ci sono delle aree del Paese dove la trasmissione è esponenziale e le ultime restrizioni adottate, che possono essere efficaci nel resto del territorio, in quelle zone non bastano a fermare il contagio".

Per il fisico Giorgio Parisi, presidente dell’Accademia dei Lincei, "a marzo stavamo per essere investiti da un Tir che viaggiava a 130 chilometri orari. Oggi ci sta arrivando addosso a 60 chilometri orari: abbiamo il tempo per scansarci, ma se non lo faremo ci ammazzerà lo stesso, anche se va più piano". Intervistato dal Manifesto il fisico, tra i più autorevoli scienziati del mondo, ha ricordato che a questo ritmo di crescita a metà novembre potremmo arrivare a circa 500 morti al giorno e alla saturazione del sistema sanitario: "Il lockdown è l’ultima delle opzioni, ma sappiamo che funziona. L’esperienza ci dice che un lockdown stretto come quello di marzo blocca l’infezione. Però, durante il lockdown il numero di casi e di vittime si dimezzava circa ogni sedici giorni. Se si punta a riportare i contagi sotto un certo livello, rimandare di una settimana il lockdown significa farlo durare sedici giorni di più. Più si rimanda il lockdown e più durerà".

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