Condannati Cragnotti e Geronzi per il crac Cirio

Il crac che ha messo in ginocchio migliaia di risparmiatori con obbligazioni spazzatura e con la complicità di diversi istituti bancari, finalmente sembra avere i primi colpevoli. La prima sezione penale del tribunale di Roma ha condannato ieri Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi, in primo grado, rispettivamente a nove e quattro anni di reclusione per il crac della Cirio.
Nell’ambito del processo per il dissesto finanziario di 1125 milioni di euro dell’azienda romana, oltre all’ex dirigente e al banchiere, sono stati condannati anche i figli di Cragnotti, Andrea, Elisabetta e Massimo e il cognato Filippo Fucile. Assolti, invece, l’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani e la moglie di Cragnotti per ‘non aver commesso il fatto'. La condanna inflitta è stata comunque meno severa rispetto alle pene chieste dai Pubblici Ministeri, che prevedevano quindici anni per l'ex patron della Lazio e otto per l'ex presidente della Banca di Roma.
I reati contestati vanno dalla bancarotta fraudolenta alla truffa, ed hanno portato il tribunale a infliggere agli imputati e alla Banca che più si è esposta nella vicenda, Unicredit, un indennizzo di 200 milioni di euro, come risarcimento in via provvisionale all'amministrazione straordinaria del gruppo Cirio.
Nel buco Cirio secondo le associazioni dei consumatori sarebbero finiti oltre 35mila consumatori, mandando in fumo miliardi di risparmi delle famiglie italiane. Secondo la ricostruzione dei giudici il Gruppo leader nel settore alimentare italiano, dopo una serie di acquisizioni sbagliate, tra cui la società sportiva Lazio, aveva accumulato già nel 1999 milioni di debiti, soprattutto nei confronti delle banche. Con la complicità degli istituti di credito coinvolti si cominciò ad emanare obbligazioni a tutto spiano riversando i debiti dalle banche ai risparmiatori, fino ad arrivare all’insolvenza del 2002 e all’amministrazione controllata del 2003.
Gli imputati, però, si sono mostrati fiduciosi nel ricorso in appello, Geronzi ha dichiarato "Resto tranquillo perché continuo a ritenere di avere agito correttamente, nell'ambito delle responsabilità statutarie, esercitando il compito proprio naturale del banchiere, senza commettere alcun illecito”. Cragnotti, invece, si è detto molto felice dell'assoluzione della moglie, mentre il suo avvocato ha giudicato la sentenza a suo favore ricordando che "siamo in presenza di una pena modesta rispetto alle richieste avanzate dai pm”. Soddisfazione è stata espressa anche dall'avvocato Nicola Madia, difensore dell'amministrazione straordinaria di Cirio che ha affermato “mi consola sapere che un popolo di risparmiatori che hanno visto andare in fumo i loro risparmi possano ricevere indietro parte di quanto perduto”.