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Concordia, la protesta dei naufraghi: “A Domnica Cemortan il nostro stesso risarcimento”

Nel processo davanti alla corte di appello di Firenze sui fatti del Giglio, è esplosa la protesta delle parti civili in merito agli indennizzi. Dito puntato contro la ragazza moldava che accompagnava il comandante Schettino nei momenti della sciagura: “Ha preso gli stessi soldi di chi ha subito danni fisici o psicologici”.
A cura di Biagio Chiariello
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Vibranti polemiche sui risarcimenti ai naufraghi della nave Costa Concordia, in udienza davanti alla corte di appello di Firenze, da parte dei difensori di parte civile. Secondo le parti civili il tribunale di Grosseto non avrebbe usato abbastanza equità nell'attribuire gli indennizzi ai sopravvissuti dell’incidente in mare avvenuto quattro anni fa all’ombra dell’isola del Giglio. “Alla signora moldava Domnica Cemortan, accompagnata dal comandante Schettino – ha detto uno dei legali, avvocato Alessandra Guarini di Biella del pool ‘Giustizia per la Concordia' -, il tribunale di Grosseto attribuì nella sentenza di primo grado un risarcimento di 30.000 euro, uguale ai naufraghi che assistiamo nel processo e che hanno subito danni fisici e psicologici importanti. Oggi chiediamo a voi giudici di appello di rimediare a questo. Subiamo il disonore di una liquidazione forfettaria del danno uguale per tutti, 30.000 euro. È la stessa cifra risarcita sia a naufraghi che hanno subito danni fisici e psicologici sia alla signora Cemortan”.

Secondo l'avvocato Annamaria Romeo di Latina, il tribunale avrebbe ripartito le somme risarcitorie quasi fossero “gettone di presenza”. Lo stesso Guarini ha richiamato le responsabilità di Schettino, che "è inchiodato dalle carte del processo" ma la "sentenza di Grosseto – ha pure detto – ci ha consegnato una verità processuale che resta una verità parziale, quindi vorrei che la corte di appello ci regalasse l'altro pezzo di verità. Le responsabilità vanno viste tutte. Non ci piace un processo Schettino-centrico, anche altri ufficiali di bordo lasciarono la nave e, a terra, ci furono responsabilità da parte di dirigenti di Costa spa". "Vanno riletti i patteggiamenti", ed "evitiamo che il processo rimanga incompleto", ha aggiunto.

Un altro avvocato di parte civile, Cesare Bulgheroni, anche lui del pool ‘Giustizia per la Concordia’, ha invece richiamato Schettino “a fare un passo indietro e ad ammettere le sue responsabilità rispondendo a tre domande: perché decise di fare il passaggio ravvicinato spengendo i dispositivi anticollisione, perché ha atteso così tanto a dare l'allarme generale, perché non è tornato a bordo”. Sottolineando poi che “Costa Crociere è responsabile molto più di quanto emerge dalla sentenza”. e che la corte di appello “dovrebbe applicare risarcimento da danni punitivi”.

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