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Cloe Bianco, la Procura archivia il caso: “Nessuno la istigò al suicidio”

Nessuno avrebbe spinto Cloe Bianco a suicidarsi. Con questa motivazione la procura di Belluno ha chiuso il fascicolo aperto dopo la morte della prof trasngender che si è tolta la vita nella sua roulotte lo scorso giugno.
A cura di Chiara Ammendola
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Nessuna istigazione al suicidio. Con questa motivazione la Procura di Belluno ha archiviato l’inchiesta sulla morte Cloe Bianco, la prof transgender di 58 anni che si è tolta la vita lo scorso giugno nella roulotte dove viveva nella provincia bellunese.

Il suo corpo è stato trovato carbonizzato tanto che fu necessario il test del Dna per riconoscerne l'identità. Le indagini, avviate subito dopo e coordinate dalla pm Marta Tollardo, hanno poi portato a galla una storia piuttosto complessa iniziata con il presunto allontanamento della donna da parte della scuola dove insegnava, l’istituto Scarpa-Mattei di San Donà di Piave: la causa, secondo quanto ricostruito, sarebbe stata nella scelta della professoressa di rivelare la propria identità, presentandosi con abiti femminili a scuola. Da qui la decisione di alzare un muro tra la donna e la scuola, anche dopo le rimostranze di alcuni genitori.

Circostanza che l'istituto ha sempre negato spiegando invece che la docente non era stata più richiamata per le supplenza che aveva sempre fatto a causa della graduatoria dalla quale lei stessa aveva poi deciso di uscire. Di fatto però l’Ufficio scolastico regionale nel 2015 avviò un’ispezione e la docente finì sotto procedimento disciplinare, che si concluse con tre giorni di sospensione per aver generato negli studenti un "impatto iniziale traumatico" per essersi presentata a scuola con abiti femminili.

“È impossibile per me ipotizzare un collegamento tra ciò che accadde all’epoca e il suo suicidio di sette anni dopo – il commento del suo avvocato di allora, Marco Vorano – di certo la sospensione che le fu erogata dalla scuola la affliggeva sul piano personale, si sentiva oggetto di una profonda ingiustizia etica: non riusciva a spiegarsi il perché di quella punizione. Sperava di ottenere giustizia andando in tribunale ma, dopo la bocciatura del ricorso da parte del magistrato, Cloe sparì senza impugnare la sentenza”.

Ora a distanza di sei mesi la procura ha deciso di chiudere quel fascicolo, rimasto dall'inizio senza ipotesi di reato e senza indagati, perché non sarebbe emerso dalle indagini alcun elemento che abbia portato a individuare "profili di responsabilità da parte di altre persone". Di conseguenza nessuno avrebbe spinto Cloe Bianco a suicidarsi.

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