Cinzia Pinna uccisa con tre colpi al volto, al setaccio il pc di Ragnedda: “Mi sono solo difeso”

Non arretra e conferma la sua versione dei fatti Emanuele Ragnedda, l’uomo in carcere per l’omicidio di Cinzia Pinna avvenuto nel settembre scorso nel casolare dell'imprenditore nella tenuta di famiglia di Concaentosa, tra Palau e Arzachena, in Gallura. Il 41enne reo confesso sostiene di aver sparato alla donna solo per difendersi da un’aggressione della 32enne ai suoi danni. I due si trovavano da soli nell’edificio dove erano giunti dopo essersi conosciuti in un locale poco prima nella notte tra l'11 e il 12 settembre. Affermazioni che gli inquirenti cercheranno di verificare ora passando al setaccio il suo pc già sequestrato.
Ascoltato nel carcere di Bancali, dove si trova recluso dall’arresto del 24 settembre scorso, l’imprenditore sardo ha raccontato al pubblico ministero Noemi Mancini e al procuratore della Repubblica di Tempio Pausania di aver sparato al volto della 32enne di Castelsardo perché la donna lo aveva colpito con un coltello, ferendolo al volto. Tre i colpi esplosi con la Glock semiautomatica di piccolo calibro dell'imprenditore che hanno raggiunto la 33enne.
Una versione che Ragnedda aveva già raccontato subito dopo l’arresto, giustificando il fatto di aver eliminato le tracce per paura ma che non convince affatto gli inquirenti che ritengono i segni di tagli ai lati della bocca mostrati dall’uomo come inverosimili. “Lei mi voleva tagliare la lingua con un coltello" aveva raccontato.
Proprio le azioni dell’uomo successive al delitto sono ora al centro degli accertamenti investigativi. Gli inquirenti vogliono ricostruire nel dettaglio i vari spostamenti di Ragnedda prima del rinvenimento del cadavere della vittima, seppellito sotto un albero della stessa tenuta. Ragnedda infatti ha spostato il cadavere, poi ha ripulito e fatto sparire il divano sul quale si è consumato il delitto.
Una sequenza che fa sospettare la presenza di complici che però l’uomo ha smentito. Su questo punto si concentrerà la perizia sul computer dell'imprenditore che Ragnedda usava per comunicare dopo che il suo cellulare si era rotto. La copia forense da parte del perito informatico nominato dalla Procura scatterà Venerdì 28 novembre. Dall’esame si potrà capire se l’indagato abbia avuto dei contatti con le due persone iscritte ancora nel registro degli indagati per favoreggiamento o con altri per richiedere un eventuale aiuto a afre sparire le tracce del delitto.