“Cinque anni d’attesa e un volo per Rio: vi racconto come è nata la nostra famiglia”: la storia di Maria Laura

"Abbiamo immaginato una nostra famiglia un po' tardi, io e mio marito Luigi avevamo alle spalle già 15 anni di matrimonio. Ma quando abbiamo provato ad avere un figlio non è arrivato. Così abbiamo iniziato la procedura per l'adozione, visto che già in famiglia avevamo avuto esperienze simili".
Maria Laura, 50enne della provincia di Salerno, inizia così a raccontare a Fanpage.it la storia della sua famiglia e del percorso intrapreso per incontrare le sue bambine, adottate dal Brasile. Un percorso lungo e impegnativo da tutti i punti di vista, di cui abbiamo deciso di parlare in occasione della Giornata Mondiale dell'Adozione, che ricorre il 9 novembre.
"Quando si adotta un bimbo, si adotta la sua storia"
"Abbiamo iniziato questo percorso dicendoci: ‘Se è destino, succederà‘. Dopo 5 anni di attesa, siamo stati chiamati. Eravamo in scadenza del rinnovo della domanda, stavamo pensando anche di non farlo più. E invece nel settembre 2019 ci chiamano e ci dicono che c'era un abbinamento per noi".
Le figlie di Maria Laura e Luigi sono originarie di Rio de Janeiro: "In due mesi ci siamo trovati sul primo aereo e siamo rimasti a Rio 45 giorni. La procedura prevede che si seguano le leggi del Paese da cui si adotta e il Brasile richiede quasi due mesi di permanenza. Così siamo rientrati in Italia in quattro nel dicembre 2019".

"Le nostre figlie all'epoca avevano 8 e 10 anni. Avevano anche altri fratelli, tutti maggiorenni quindi non adottabili, e i loro genitori erano deceduti. Quando siamo entrati in contatto con loro erano in un istituto, dove hanno potuto crescere abbastanza serene", ricorda ancora la mamma.
Il primo contatto tra i genitori e le bimbe è avvenuto online, in video: "Non ci comprendevamo, c'era una traduttrice, ma parlavano gli occhi. Eravamo così emozionati, non avevamo capito nemmeno i loro nomi. Ci siamo guardati e abbiamo detto: ‘Sono loro', abbiamo sentito subito qualcosa che ci ha legato".
"Anche l'incontro fisico è stato un'emozione incredibile. Quando le abbiamo viste, ci siamo stretti in un forte abbraccio, io ricordo che non riuscivo a dire niente, piangevamo entrambi".
Maria Laura e Luigi sono rimasti in Brasile e hanno ricevuto per tutto il periodo della loro permanenza la visite degli assistenti sociali locali. E, al termine dei giorni previsti, hanno partecipato all'udienza che ha decretato il completamento del processo di adozione, decisione poi ratificata in Italia.
"Abbiamo avuto qualche difficoltà a far lasciare loro l'istituto perché erano molto legate alla loro responsabile. Con il tempo però siamo riuscite a tranquillizzarle. Siamo stati fortunati perché tra noi c'è stato una sorta di innamoramento a prima vista. L'adozione non finisce quando porti i tuoi figli in Italia, ma inizia da lì", spiega.
"Bisogna essere consapevoli del fatto che quando si adotta un bambino, si adotta anche la sua storia, una parte importante della sua identità. Le mie figlie sono state seguitissime e siamo sempre stati attenti ai loro cambiamenti", osserva.
L'iter burocratico e le difficoltà affrontate da Maria Laura e Luigi
"L'iter burocratico è stato lungo e snervante, spesso ti mette a dura prova e richiede tanta pazienza. La fortuna è averlo affrontato con grande serenità e naturalezza", ricorda Maria Laura.
L'adozione inizia infatti con la domanda da presentare presso il tribunale di residenza dei coniugi. Dopo tanti incontri con assistenti sociali e psicologi e analisi mediche, si tiene l'udienza davanti al giudice a cui partecipano i futuri genitori per avere il certificato di idoneità all'adozione.
"Una volta ottenuto, entro due anni bisogna presentarlo a un'associazione sul territorio italiano che si occupi di fare da tramite con il Paese che viene scelto per l'adozione internazionale. – spiega – Prima tutto veniva fatto privatamente, tramite avvocato, ma per evitare irregolarità la procedura è cambiata. A quel punto, attendi che ci sia l'abbinamento adatto".
Inutile dire che il processo è estremamente costoso. Un altro aspetto interessante è quello dell'età anagrafica dei genitori che deve rispettare l'età media dei genitori del Paese di provenienza.
"Io e mio marito all'epoca avevamo 45 e 47 anni e per il Brasile eravamo ‘vecchi', non potevamo adottare bambini molto piccoli, visto che l'età media di una mamma è di 18/20 anni", racconta Maria Laura.
Tra le difficoltà affrontate c'è anche quello dell'organizzazione con il lavoro. "Per legge la maternità viene riconosciuta anche in questi casi, quindi ho potuto usufruirne. Mio marito invece lavorava in proprio. Ma per molti genitori il limite del lavoro c'è e non tutte le aziende vengono incontro in queste situazioni".
"Bisogna cambiare la narrazione sul tema delle adozioni"
A Maria Laura, che fa parte di Mamme per la pelle, un'associazione che si batte per creare una cultura antirazzista e contro ogni forma di discriminazione, chiediamo se il tema della adozioni internazionali in Italia è affrontato nel mondo sbagliato.
"Sul tema, purtroppo, c'è poca conoscenza, ma è importante educarsi alla diversità. Serve un'attenzione maggiore, partendo dalle scuole, che sono le istituzioni più vicini alle famiglie, ma anche dalla politica e dai media. Solo questo può aiutarci, bisogna cambiare la narrazione".