Chiedono il tema del figlio morto, la scuola dice no: “L’amore è legalmente irrilevante”

Chiedevano solo di poter vedere e conservare il tema scritto per l’esame di Maturità dal loro figlio morto a soli 22 anni il sette maggio dell’anno scorso, ma si sono trovati di fronte un muro di burocrazia e il no senza appello da parte della scuola. È quanto accaduto a due coniugi 58enni di Basiliano, piccolo comune alle porte di Udine, che si sono rivolti ai dirigenti dell'Istituto scolastico che aveva frequentato il figlio ritrovandosi però inaspettatamente di fronte al silenzio. "Era un modo per accompagnare una sofferenza che non passerà mai, ma ci siamo scontrati con una burocrazia che ha cestinato con arrogante indifferenza il nostro dolore" hanno scritto i due genitori in una lettera pubblicata da Il Giornale. Come racconta il Corriere della Sera, infatti, i due coniugi, Giorgio Negri e Orietta Landi, sono arrivati fino a chiedere un intervento anche al presidente del Consiglio Matteo Renzi, ma in pochi si sono degnati almeno di risponderli. "Abbiamo iniziato con una richiesta scritta in segreteria. Niente. Allora abbiamo mandato una mail al dirigente scolastico. Di nuovo niente. Abbiamo telefonato all’allora vicepreside, che era il professore di Religione di nostro figlio: ci ha consigliato di scrivere al preside. Lo abbiamo rifatto. Ci sarebbe bastato che dicesse: non ve lo posso dare. Ma niente" raccontano ancora i due.
Solo l’assessore provinciale alla scuola ha cercato di capire contattando il preside dell'istituto ma anche lui ha dovuto constatare il no senza appello del dirigente. Il preside infatti sembra convinto: "È il silenzio-rigetto, da norma di legge se dopo 30 giorni non c’è accoglimento dell’istanza, questa si ritiene rifiutata. Non l’ho accettata in base alla legge 241 sull’accesso agli atti amministrativi: posso rompere i sigilli e aprire gli atti, alla presenza di due testimoni, solo se è necessario per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti. Capisco il dolore e lo strazio dei genitori, ma le motivazioni affettive non sono giuridicamente rilevanti". "Se i genitori ritengono che la mia valutazione sia sbagliata possono rivolgersi alla Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio o al Tar. Basta una domanda in carta semplice, non costa niente" ha insistito il Preside, ma il padre del ragazzo ormai vuole desistere: "Mi dichiaro sconfitto con i 50 centesimi che costa la carta semplice accenderò una candela sulla tomba di mio figlio".