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Femminicidio Cinzia Pinna

Chi è Emanuele Ragnedda, l’imprenditore del vino fermato per l’omicidio di Cinzia Pinna

Emanuele Ragnedda ha confessato il delitto di Cinzia Pinna, la 33enne scomparsa la sera dell’11 settembre a Palau. L’uomo è un imprenditore vinicolo 41enne di Arzachena. Dopo la cessione dell’attività di famiglia, ha fondato l’azienda Conca Entosa.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Emanuele Ragnedda è stato fermato per la scomparsa e la morte di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo sparita nel nulla la sera dell'11 settembre scorso. L'imprenditore 41enne, proprietario di un'azienda vinicola, la Conca Entosa, è stato raggiunto dai carabinieri in mattinata dopo che, con il suo gommone, si è schiantato sugli scogli mentre era diretto a Baja Sardinia, dove c'è la sua casa di famiglia. Dopo l'incidente in mare era intervenuta la Guardia Costiera, ma con l'arrivo dei Carabinieri è stato trasferito in caserma per l'interrogatorio.

Prima della scomparsa, Pinna sarebbe stata vista in compagnia di Ragnedda, che ha confessato il delitto dopo un lungo interrogatorio, e di un altro giovane, un milanese di 26 anni ora indagato per occultamento di cadavere. Le accuse a carico di Ragnedda sono omicidio volontario aggravato dall'uso di arma comune da sparo e occultamento di cadavere.

Chi è l'imprenditore Emanuele Ragnedda

Emanuele Ragnedda ha 41 anni ed è un imprenditore vinicolo di Arzachena. L'uomo ora indagato è figlio di Mario e nipote di Francesco Ragnedda, noti in Sardegna per la produzione di vino. Figlio unico, è cresciuto in una famiglia di imprenditori: fu il padre Mario, tra i sei fratelli, a sviluppare il business del vino. Lo zio del 41enne, Alberto Ragnedda, fu sindaco di Arzachena tra il 2012 e il 2017.

Il padre è uno dei fondatori della cantina Capichera, ceduta di recente. Si tratta di un'azienda di Arzachena, in Sardegna, specializzata nel Vermentino di Gallura, vino bianco dell'isola che ha ottenuto il riconoscimento DOCG, Denominazione di Origine Controllata e Garantita, della regione per i vini bianchi.

Sulla scia dell'attività della famiglia Ragnedda venduta nel 2022 all'imprenditore Carlo Bonomi, il 41enne ha fondato l'azienda Conca Entosa nelle campagne tra Arzachena e Palau. Nel 2016 l'uomo ha bonificato alcuni terreni nei pressi di un sito archeologico di fronte all'arcipelago della Maddalena.

L'imprenditore ha messo sul mercato il "bianco più caro d'Italia", il Vermentino Disco Volante Igt 2021 con prezzi a bottiglia fino a 1.800 euro. Ragnedda ha una tenuta di proprietà nelle campagne tra Arzachena e Palau, lì dove sorge la sua azienda vinicola. Qui i carabinieri avrebbero effettuato i controlli che hanno poi portato al ritrovamento del corpo della 33enne.

Ragnedda aveva concluso la sua ultima relazione lo scorso anno e frequentava spesso i locali notturni della Costa Smeralda.

La confessione e il ritrovamento del corpo di Cinzia Pinna

Le indagini si sono concentrate su di lui e sul conoscente milanese anche in seguito alla visione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza. Secondo quanto emerso, la 33enne sarebbe stata avvicinata dall'auto di Ragnedda proprio la sera dell'11 settembre mentre camminava per strada barcollando.

Pinna lavorava in un albergo-ristorante di Palau situato a tre minuti di macchina dal locale dove la 33enne sarebbe stata avvicinata da Ragnedda. Prima di morire, la giovane si sarebbe recata nel wine bar insieme a una collega dopo il turno di lavoro come cameriere nel ristorante dell'hotel. Da amici e colleghi, Pinna viene descritta come una persona simpatica, estroversa e molto tranquilla.

Cinzia Pinna era legatissima a Castelsardo, il paese dove era cresciuta e dove voleva lavorare. Qui aveva frequentato le scuole e coltivato tantissime amicizie che erano rimaste con lei nel tempo. La ricerca dell'indipendenza economica l'aveva spinta lontano da Castelsardo, anche se la 33enne non voleva lasciare la Sardegna. 

La famiglia della giovane è affermata e conosciuta nel campo della ristorazione, non solo a Castelsardo. Per trovare la propria strada, aveva iniziato a lavorare in altri locali come barista e cameriera. A luglio la giovane cercava lavoro in questi ambiti, richiedendo anche un alloggio. La stessa richiesta aveva pubblicato ad agosto, sottolineando però che in quel momento si trovava a Porto Cervo. Dopo tanto tribolare, aveva trovato l'impiego nell'albergo-ristorante di Palau.

La sera della sua scomparsa, la giovane aveva terminato il turno di lavoro e aveva deciso di passare qualche ora in compagnia di una collega. A fine serata sarebbe salita a bordo dell'auto del 41enne e il suo telefono è rimasto attivo fino alle 3.20 di quella notte.

Il corpo della 33enne è stato rinvenuto poco fa nel terreno di proprietà dell'imprenditore. L'uomo ha confessato il delitto dopo un lungo interrogatorio, indicando alle forze dell'ordine il luogo in cui era stato occultato il cadavere di Pinna.

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