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“Cesaro non va arrestato”, il Riesame annulla l’ordinanza contro il deputato

Per il Tribunale del Riesame, contro l’ex presidente della Provincia di Napoli “mancano gravi indizi di colpevolezza”. Il deputato di Forza Italia rimane però indagato per concorso esterno in associazione camorristica.
A cura di Antonio Palma
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L'ex presidente della Provincia di Napoli e attuale parlamentare di Fi, Luigi Cesaro, non va arrestato. È questa la decisione a sorpresa del Tribunale del Riesame di Napoli che oggi ha ribaltato l'ordinanza di carcerazione dei Pm antimafia accogliendo l'istanza che era stata presentata dagli avvocati del deputato. Il Riesame ha motivato la sentenza con una insufficienza di gravi indizi a carico di Cesaro per tutti i capi di imputazione, stabilendo quindi la nullità del provvedimento di custodia cautelare per il parlamentare.  Pochi giorni fa la stessa decisione era stata presa dal Riesame anche a favore dei due fratelli Cesaro, gli imprenditori Aniello e Raffaele, coinvolti nella stessa indagine e già arrestati.  Per Cesaro invece i pm avevano anche avanzato una richiesta di arresto alla Camera dei deputati la cui discussione probabilmente ora verrà cancellata. Il pronunciamento dei giudici del Riesame in sostanza sconfessa totalmente le esigenze di custodia cautelare  decise da Procura e Gip partenopei anche se l'inchiesta comunque continua.

L'inchiesta su Cesaro

Luigi Cesaro era stato coinvolto in una delicata inchiesta sui legami tra potere criminale camorristico, politica e imprenditoria. In particolare la magistratura imputa all'ex presidente della Provincia di Napoli di essere stato il veicolo politico degli affari di famiglia gestiti dai due fratelli. In questo ambito, secondo i pm, Cesaro e i fratelli avrebbero avuto rapporti pericolosi con esponenti di famiglie camorristiche. Nel dettaglio l'inchiesta, basata in particolare sulle rivelazioni di collaboratori di giustizia, si riferisce a una vicenda del 2004 e in particolare a due gare di appalto bandite dal Comune di Lusciano, in provincia di Caserta. I fratelli Cesaro, secondo la ricostruzione dell'accusa, avrebbero estromesso un concorrente facendo sapere al gruppo camorristico di essere disponibili a versare al clan una tangente di importo superiore rispetto all'altro imprenditore. L'accusa nei confronti del parlamentare resta quella di concorso esterno in associazione camorristica e turbativa d'asta.

Cesaro: "È finito un incubo"

"È finito un incubo, sono stati anni terribili", ha commentato a caldo Cesaro, aggiungendo: "Sono sempre stato sereno e ho sempre avuto fiducia nella magistratura. Quando mi hanno dato la notizia al telefono mi sono commosso". "In relazione a una vicenda turbata dalle pressioni e dai condizionamenti alimentati dal circuito mediatico i giudici del riesame hanno offerto una lezione di indipendenza e imparzialità riconoscendo la fondatezza delle ragioni di innocenza dell'onorevole Luigi Cesaro, oscurate da accuse contrarie alla verità e al diritto" ha dichiarato invece il legale di Cesaro, l'avvocato Vincenzo Maiello, concludendo: "Siamo felici di aver concorso a restituire a Luigi Cesaro l'onore personale e la piena agibilità delle sue funzioni di parlamentare".

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