Catania: pagò un killer per far uccidere il compagno, arrestata dopo 15 anni

Quando nel 2002 Santo Giuffrida, imprenditore 44enne, venne trovato senza vita a Misterbianco, in provincia di Catania, tutti pensarono fosse per cause naturali. Un infarto, secondo la famiglia. Dopo 15 anni, però, la verità che le forze dell'ordine hanno portato a galla è ben diversa: l'uomo fu ucciso e ne fu simulato un arresto cardiaco. A volere e ordinare il suo omicidio fu Barbara Bergamo, classe 1974, sua compagna dell'epoca, che per due volte diede incarico a un suo conoscente di farlo fuori. A incastrarla è stato proprio il sicario da lei scelto, tale Luciano Cavallaro, che lo scorso anno si è pentito e ha raccontato tutto ai carabinieri.
Da allora, il lavoro degli inquirenti non si è mai fermato, fino alla scorsa notte, quando sono finiti in manette la mandante della morte di Giuffrida, che resta agli arresti domiciliari perché madre di un bimbo di 6 anni, e altre tre persone, che si trovano attualmente in carcere, cioè gli esecutori materiali di quel delitto, Francesco Giuseppe Indorato, 49 anni, solo per tentato omicidio, Antonio Zuccarello, 51, e Alfio Maugeri, 44, per omicidio. Stando a quanto dichiarato dal pentito, e confermato dalle indagini delle forze dell'ordine, Barbara Bergamo aveva già tentato nel 2001 di eliminare il convivente, dandone incarico a Cavallaro che, a sua volta, si affidò a un suo conoscente, Francesco Indorato. La vittima venne aggredita con un coltello nel garage condominiale ma riportò solo gravi ferite. Poi, un anno più tardi, l'episodio che gli costò la vita.
Era il dicembre del 2002: il sicario chiamò per questo lavoro Alfio Maugeri e Antonio Zuccarello. Questi entrarono in casa di Giuffrida, lo sorpresero nel sonno e, dopo avergli iniettato del veleno, lo soffocarono. Nessuno all'epoca sospettò nulla sulla sua morte, che venne presto archiviata come un decesso per infarto fulminante. Cavallaro ha poi confessato, pentito, ai carabinieri di aver ricevuto per questa operazione ventimila euro e una Bmw. Parole, queste, confermate da alcune intercettazioni, perizie medico legali e nuove testimonianze e dagli altri rilievi delle forze dell'ordine che hanno permesso di chiudere il cerchio interno a questa vicenda. Nell'auto di uno degli indagati venne lasciato un foglio con una frase scritta in dialetto: "sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu u masculu di l’amica di Luciano 15 anni fa". Un pizzino che ha provocato il terrore in uno dei presunti assassini che si sfoga con un amico: "Sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io ed altri due". Le cimici lo hanno inchiodato.