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Castel d’Azzano, il carabiniere sopravvissuto: “Ero sulla scalinata con lo scudo alto, poi il boato e il buio”

Il carabiniere Domenico Martella, sopravvissuto all’esplosione di Castel d’Azzano, ha raccontato gli attimi terribili della deflagrazione ai microfoni del Tg1. Dopo il crollo del casolare sono deceduti i tre carabinieri Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello. “Ero sulle scale con lo scudo alto, poi c’è stato il boato e tante urla”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Domenico Martella sopravvissuto all’esplosione di Castel d’Azzano
Domenico Martella sopravvissuto all’esplosione di Castel d’Azzano

"Ricordo che ero sulla scalinata della casa, avevo lo scudo alto, poi c'è stata l'esplosione". A raccontarlo è Domenico Martella, carabiniere 25enne sopravvissuto all'esplosione di Castel d'Azzano, nel Veronese, per la quale sono stati fermati tre fratelli destinatari di uno sfratto. Nell'esplosione del casolare sono morti 3 militari, Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello, e sono rimaste ferite altre 15 persone.

Martella è stato intervistato dopo il ricovero in ospedale dal Tg1 e ha ricordato i tragici momenti della deflagrazione. "Le macerie mi hanno travolto e dopo ricordo solo buio e urla – ha spiegato -. Ho avuto fortuna, sono ancora qui. Ma il pensiero va sempre a chi non c'è più".

Tra le vittime della tragedia vi è anche Marco Piffari, il suo comandante. "Una tragedia immensa, è impossibile da spiegare, soprattutto per la persona che era" ha sottolineato Martella. Nonostante le ferite e lo shock della vicenda, che sicuramente causerà nel 25enne ferite interiori difficili da risanare, il giovane non ha dubbi sul proprio futuro. "Continuerò a fare il carabiniere" ha infatti assicurato dal letto di ospedale.

I fratelli Ramponi, destinatari dello sfratto, minacciavano già nel 2024 di far saltare in aria il casolare nel quale si ostinavano a vivere. I vicini di casa hanno raccontato a Fanpage.it che il Comune aveva offerto loro un alloggio, ma che i tre avevano deciso di rifiutare manifestando la volontà di rimanere nella casa oggetto di pignoramento.

I tre vivevano infatti già senza riscaldamento e corrente elettrica e più di una volta avevano minacciato gesti estremi per non permettere lo sgombero. Una volta, sempre a detta dei vicini, i tre sarebbero saliti sul tetto minacciando di gettarsi se le forze dell'ordine avessero sgomberato l'immobile mentre una seconda volta, proprio nel novembre 2024, Maria Luisa Ramponi aveva raccontato ai media di aver "riempito casa di gas" per "continuare a lottare contro un pignoramento ingiusto.

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