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Ultime notizie su Sara Pedri, ginecologa scomparsa a Trento

Caso Sara Pedri, il ministro Speranza manda gli ispettori in reparto

Anche il ministero della Salute vuole vederci chiaro su un’eventuale correlazione tra la gestione del reparto di Ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento e la scomparsa della dottoressa Sara Pedri. La ragazza aveva ottenuto da poco il trasferimento nella struttura di Cles. Secondo quanto raccontano le colleghe, da tempo soffriva per continue azioni di mobbing.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Anche il ministero della Salute ha puntato gli occhi sul reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Santa Chiara di Trento. Durante la prossima settimana, infatti, Roma invierà degli ispettori per far luce sul caso della giovane Sara Pedri, ginecologa di Forlì scomparsa il 4 marzo scorso. La decisione è arrivata a qualche ora dalle ultime testimonianze delle colleghe su quanto avveniva in reparto.

Sara è scomparsa senza lasciare traccia se non la sua auto, abbandonata vicino a un ponte sul torrente Noce a Mostizzolo. La giovane dottoressa lavorava a Trento dallo scorso autunno dopo aver conseguito la specializzazione a Catanzaro. Da tempo Sara viveva male l'ambiente del reparto che negli anni ha visto un costante turn-over di specialisti. Secondo quanto confermano le colleghe, casi di mobbing erano all'ordine del giorno. La giovane aveva chiesto più volte di essere trasferita nella struttura di Cles, sede alla quale era originariamente destinata. La sorella della ginecologa, Emanuela Pedri, aveva già chiesto l'intervento del ministero per evitare "tentativi di depistaggio da parte di una commissione interna all'Azienda ospedaliera".

Con "Chi l'ha visto?" e la Procura, anche il ministero ha deciso di provare a vedere chiaro sulla scomparsa della professionista. Gli ispettori del ministero saranno al Santa Chiara dal 6 all'8 luglio per raccogliere la documentazione necessaria per le indagini. Gli ispettori invieranno poi ulteriori osservazioni alla Provincia. L'Ordine dei medici del Trentino, nel frattempo, sta ascoltando alcune dipendenti della struttura. Particolarmente rilevanti sarebbero le testimonianze di sette ginecologhe che hanno lavorato in reparto. L'obiettivo è quello di fornire un contributo alle indagini, ha spiegato il presidente Marco Ioppi. L'Ordine non ha alcun potere di azione su quanto avviene all'interno dell'ospedale, ma in caso di illeciti potrà intervenire con provvedimenti disciplinari. Secondo l'avvocato dei familiari della Pedri, operare in reparto sarebbe stato come percorrere una "lenta discesa verso l'inferno". "Il clima sul luogo di lavoro può essere origine di stress e ansia – spiega il legale Nicodemo Gentile in un post Facebook – fino a sfociare in disagi psichici profondi e importanti che provocano conseguenze nella vita quotidiana anche extra professionale.  L'azione di mobbing mira a perseguitare la vittima affinché essa sia indotta a lasciare il lavoro di propria iniziativa.

La trasmissione "Chi l'ha visto?" ha riportato nella puntata di mercoledì sera il racconto di una professionista che ha lavorato nel reparto di Ginecologia del Santa Chiara. Ha parlato di turni estenuanti, umiliazioni e minacce. "Non ho mai desiderato il suicidio ma ogni volta che andavo a lavorare pregavo Dio di fare un incidente. Non si può portare un dipendente a questo livello".

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