Caso Resinovich, la difesa di Visintin ricorre in Cassazione: “Serve nuova perizia medico-legale”

Il giallo sulla morte di Liliana Resinovich, scomparsa nel dicembre 2021 e ritrovata cadavere alcune settimane dopo in circostanze mai chiarite, si complica ulteriormente. Prima ancora che si celebri un eventuale processo, il caso approda già in Cassazione. A sollecitare l’intervento della Suprema Corte è la difesa di Sebastiano Visintin, marito della vittima e unico indagato per omicidio.
L’avvocato Paolo Bevilacqua, che assiste Visintin insieme alla figlia Alice, ha impugnato l’ordinanza della gip di Trieste Flavia Mangiante, firmata lo scorso 30 giugno. Il provvedimento aveva accolto integralmente le richieste della Procura, respingendo invece l’istanza difensiva volta a ottenere una nuova perizia medico-legale tramite incidente probatorio. Una decisione che, secondo il legale, viola i principi della procedura penale.
Al centro del ricorso, il diniego opposto alla richiesta di un nuovo accertamento medico sul corpo della donna, giudicato dalla difesa come “passaggio preliminare ed essenziale” in vista di un possibile rinvio a giudizio. Bevilacqua ha definito “abnorme” la decisione della gip, accusandola di aver “travalicato i limiti dell’articolo 392 del codice di procedura penale” e di essersi allineata esclusivamente all’impostazione accusatoria, ignorando l'esigenza di chiarire le incongruenze tra le perizie finora agli atti.
Due infatti sono le consulenze medico-legali già prodotte: la prima, firmata dai medici Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, ipotizza una morte per asfissia da spazio confinato, con modalità compatibili con un suicidio tramite soffocamento volontario (“plastic bag suffocation”), senza segni evidenti di violenza da parte di terzi. La seconda, redatta dal team della nota antropologa forense Cristina Cattaneo, giunge a conclusioni opposte: Resinovich sarebbe stata uccisa per soffocamento, dopo un’aggressione.

Alla luce di queste evidenti divergenze scientifiche, la difesa ha chiesto che un collegio peritale indipendente venga incaricato di stabilire, in via preliminare, le cause, la modalità e la data della morte, oltre al luogo in cui il corpo sarebbe stato custodito prima del ritrovamento.
Tuttavia, la gip Mangiante ha rigettato la richiesta, definendola “ultronea” rispetto alle necessità attuali dell’inchiesta. Ha invece disposto per l’8 luglio, alle ore 15, l’apertura dell’incidente probatorio richiesto dalla Procura, con perizie di tipo genetico, merceologico e dattiloscopico sui reperti già sequestrati, tra cui abiti e coltelli appartenenti a Visintin.
Nel ricorso, la difesa contesta anche la mancata valutazione del rischio che l’avvio del dibattimento possa subire una sospensione superiore ai 60 giorni, circostanza che avrebbe giustificato l’anticipazione dell’atto peritale richiesto. Per questo motivo, i legali chiedono ora alla Cassazione di annullare, anche parzialmente, l’ordinanza impugnata e di adottare ogni provvedimento utile a ristabilire – a loro dire – l’equilibrio procedurale violato.