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Caso Bonsu, processo d’Appello per i vigili di Parma che picchiarono il ghanese

Inizia il processo di appello per gli otto vigili condannati in primo grado per aver picchiato il ragazzo ghanese scambiato per la vedetta di uno spacciatore.
A cura di A. P.
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Ha preso il via in questi giorni davanti alla Corte di Appello di Bologna il processo di secondo grado contro i vigili urbani di Parma accusati di aver picchiato in caserma il giovane ghanese Emmanuel Bonsu dopo il suo arresto nel 2008 perché scambiato per il palo di un pusher. Nel processo di primo grado gli otto agenti del nucleo scelto e del comando della polizia municipale di Parma accusati a vario titolo di sequestro di persona, lesioni, insulti razzisti e minacce, furono tutti condannati e tutti hanno fatto ricorso in Appello. Contro la sentenza dei giudici di primo grado si è appellata anche la parte civile che difende i diritti di Emmanuel Bonsu chiedendo la condanna anche del Comune di Parma e un risarcimento come responsabile civile. Gli avvocati difensori invece hanno tutti chiesto l'assoluzione piena per i loro assistiti, mentre il procuratore generale che rappresenta l'accusa chiede al contrario un inasprimento delle pene per cinque  vigili urbani coinvolti e una riduzione per gli altri tre Spotti, Fabbri Fratantuono. Quest'ultimo, che è l'agente  ritratto nella foto che fece il giro del mondo in cui Bonsu, con un occhio tumefatto, veniva esibito come un trofeo, in primo grado fu condannato alla pena più severa,  7 anni e 9 mesi.

La difesa degli agenti  – Secondo la difesa in generale le lesioni sul corpo del 25enne ghanese sono dovute alla colluttazione avvenuta nel parco quando il ragazzo avrebbe iniziato a correre e a fare resistenza agli agenti. "Nessuno ha mai sentito urla o lamenti al comando quella sera, nonostante vi fossero molti testimoni” ha spiegato nella sua difesa l’avvocato Mirco Battaglini, aggiungendo “Inoltre in primo grado non è stato ascoltato dai giudici un medico del pronto soccorso che fece immediatamente un certificato con una prognosi di soli due giorni. Solo dopo cinque giorni, in un’altra visita, emergerà la frattura all’orbita destra, che inizialmente non era stata ravvisata". Sul caso della busta su cui fu scritto “Emanuel Negro” la difesa di Fratantuono spiega al fattoquotidiano.it “Non c’era intento discriminatorio, solo un modo per identificarlo visto che al comando quel giorno c’erano tanti fermati”.

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