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News sull'omicidio di Anica Panfile a Treviso

Caso Anica Panfile, il procuratore: “Verifichiamo se aggressione avvenuta a casa di Battaggia”

Il procuratore Marco Martani, titolare dell’inchiesta sulla morte di Anica Panfile: “Verificheremo se in questa casa è avvenuta l’aggressione ad Anica e se in quei veicoli sia stato trasportato il suo cadavere”.
A cura di Davide Falcioni
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All'indomani della possibile svolta nelle indagini sulla morte di Anica Panfile, la 31enne romena trovata sul greto del fiume Piave, a Spresiano (Treviso) il 21 maggio scorso, il procuratore Marco Martani – titolare dell'inchiesta – intende fare piena luce sul ruolo di Franco Battaggia, l'imprenditore trevigiano ex datore di lavoro della donna attualmente unico indagato per il delitto: "Verificheremo se in questa casa è avvenuta l'aggressione ad Anica e se in quei veicoli sia stato trasportato il suo cadavere", ha detto Martani riferendosi all'abitazione di Battaggia.

Gli inquirenti concentreranno l'attenzione sul luogo in cui Anica è stata assassinata e su quello in cui il suo corpo è rimasto prima di essere gettato nel fiume. Gli accertamenti ripartono dunque dai sigilli all'abitazione e alle auto di Franco Battaggia: "Questa è una tappa delle indagini partite dopo il rinvenimento del cadavere e sono in corso accertamenti, si è proceduto a perquisizioni e sequestri per verificare se in uno di quei luoghi sia avvenuta l'aggressione ad Anica e se in quei veicoli sia stato trasportato il suo cadavere. Un percorso d'indagine che è ancora in itinere – ha sottolineato il procuratore – L'ipotesi di reato è di omicidio volontario".

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Secondo gli investigatori Battaggia sarebbe l'ultima persona che avrebbe incontrato Anica Panfile: l’uomo aveva riferito, nei giorni successivi alla morte della donna, di avere avuto un colloquio con lei nella propria casa per normali questioni connesse a documenti fiscali.

L'inchiesta sulla morte di Anica Panfile, che aveva quattro figli, ha avuto una svolta quando l'autopsia svolta dal consulente Antonello Cirnielli ha stabilito che la 31enne non si è suicidata. Anica non sarebbe morta annegata bensì a causa di una serie di ferite inferte in più parti del corpo. Era già stata uccisa – a questa conclusione è giunta la Procura di Treviso – quando qualcuno l'ha abbandonata nel fiume, gettata da un vicino viadotto dell'autostrada A27.

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