Carabiniere uccise accoltellatore di passanti a Rimini, caso archiviato dopo 10 mesi: “Uso legittimo dell’arma”

Dopo 10 mesi da quella terribile notte di capodanno a Rimini, è stata definitivamente archiviata l‘inchiesta a carico del maresciallo dei carabinieri Luciano Masini, comandante della stazione di Verucchio che quel giorno uccise un 23enne egiziano che poco prima aveva accoltellato alcuni passanti e si aggirava in strada con arma bianca. La decisione finale che mette fine al caso è del Gip del Tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, che ha accolto così la richiesta già avanzata dal pm nel giugno scorso.
La procura di Rimini, infatti, a inizio estate aveva chiuso le indagini arrivando alla conclusione che quella sera il carabiniere agì per legittima difesa. Secondo il pm, il luogotenente Masini agì “correttamente”, con un’azione "giustificata" in proporzione alla minaccia del 23enne armato di coltello. L’inchiesta, che si era avvalsa di numerose testimonianze e anche di un video che aveva ripreso l’intera scena, ha stabilito che il carabiniere non ebbe alternative, fu costretto a sparare, per tutelare la propria incolumità e quindi uccise il giovane che lo minacciava col coltello. Il carabiniere in pratica "non poteva comportarsi in altro modo" e "non ha avuto scelta".
In quel momento l’uomo aveva già accoltellato e ferito 4 persone. Secondo l’esame dello stub sugli indumenti, i colpi mortali sarebbero stati sparati dal maresciallo Luciano Masini da distanza ravvicinata attendendo fino all’ultimo. Nel filmato girato dai passanti, si sente infatti Masini chiedere al 23enne di fermarsi per almeno due volte. "Cosa fai? Basta, vuoi proprio morire?" chiede prima di aprire il fuoco. Prima di sparare, il carabiniere aveva già mirato alle gambe del 23enne che però non si era fermato. A meno di 50 centimetri di distanza, il militare ha alzato il tiro, sparando cinque colpi che hanno poi ucciso il 23enne.
L'indagine, avviata come "atto dovuto" per ricostruire la dinamica dell'episodio, aveva ipotizzato il reato di “eccesso colposo di difesa” ma il militare non è mai stato sottoposto a misure né sospeso dal servizio. Per sua scelta aveva preso qualche giorno di congedo tornando poi in servizio a gennaio. “Sono tranquillo. Ho fatto il mio dovere per difendere l’incolumità altrui”, ha sempre ribadito Masini. Per lui nel frattempo era arrivato anche un riconoscimento pubblico, un encomio solenne. “Il luogotenente Masini si è distinto la sera del 31 dicembre scorso intervenendo con coraggio e professionalità nella piazza del paese, a rischio della propria incolumità, per fermare un pericoloso individuo che aveva già tentato di accoltellare a morte quattro persone”, aveva scritto il ministro della Difesa.