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Covid 19

Bimba di 5 anni colpita da Kawasaki da Covid: “Ha rischiato di morire, ci siamo fidati dei medici”

La storia di una bimba lucana, che a 5 anni ha rischiato la vita dopo essere stata colpita da una forma aggressiva di malattia di Kawasaki dopo essere risultata positiva al Coronavirus. La mamma: “Credevamo di non farcela, ma ci siamo fidati dei medici che sono stati i nostri angeli. Ora sta bene”. Il dottor La Torre dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bari dove la piccola è stata curata: “Non è inusuale che i bambini contagiati da Covid sviluppino questa patologia. L’abbiamo salvata intervenendo tempestivamente”.
A cura di Ida Artiaco
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S.M. ha 5 anni ed è una dei bambini che in tutto il mondo hanno sviluppato una forma aggressiva di sindrome di Kawasaki dopo essere risultata positiva al Coronavirus. La piccola, originaria della provincia di Matera, ha rischiato la vita ma è stata salvata grazie all'intervento dei medici dell'ospedale Giovanni XXIII di Bari, dove è stata trasferita d'urgenza e ricoverata nel reparto di terapia intensiva. Ora S. sta bene e continua a casa la cura che le è stata somministrata per guarire definitivamente, in attesa del prossimo controllo in programma a dicembre. "Ci avevano detto che avrebbe potuto non farcela – ha raccontato a Fanpage.it la mamma della bimba -, abbiamo avuto molta paura ma ci siamo fidati del personale medico. Sono stati i nostri angeli". La bambina è risultata positiva al Coronavirus dopo il contagio accertato della mamma, che ha spiegato: "Io avevo dei sintomi, così per qualche giorno siamo state lontane. Dopo che è stata sottoposta al tampone di controllo che ne ha rivelato finalmente la negatività, la febbre è tornata ancora più più forte".

La bambina, infatti, qualche giorno dopo la conferma di essere negativa al Covid-19, ha manifestato febbre alta, dolori addominali, "rush cutaneo mostruoso su tutto il corpo e congiuntivite agli occhi", ha sottolineato ancora la mamma. Trasportata all'ospedale di Matera, è stata sottoposta a tutti gli accertamenti del caso che hanno rivelato la presenza di enzimi cardiaci altissimi. La piccola aveva cioè una miocardite, tra i sintomi della malattia di Kawasaki. Così è stata trasferita all'ospedale Giovanni XXIII di Bari, dove è stata ricoverata in terapia intensiva per più di una settimana: "Essendo distante da casa nostra non ce la sentivamo di tornare, così siamo rimasti a dormire in camper nei parcheggi – ha detto ancora la mamma della bimba -. Ma ci sono sempre stati tutti vicini, mi ha molto colpito l'umanità dei medici. Per fortuna abbiamo potuto vederla, sempre nel rispetto delle regole anti-Covid e tutti bardati. E alla fine è andata bene".

Quello che ha avuto S. non è poco comune nei bambini che vengono contagiati dal Coronavirus. Anzi. Solo nel corso della prima ondata ce ne sono stati una cinquantina in Italia, concentrati soprattutto nelle zone di Brescia e Bergamo, all'epoca cluster dell'epidemia. E proprio a Bari ce ne è stato un altro oltre a quello di S. A spiegare cosa è successo a Fanpage.it è Francesco La Torre, reumatologo pediatra che ha avuto in cura entrambi all'ospedale Giovanni XXIII: "C'è la possibilità che i bambini contagiati da Covid sviluppino una patologia simile ad una forma molto aggressiva di malattia di Kawasaki, che in gergo tecnico è chiamata Mis-C, cioè Sindrome infiammatoria di sistema multiplo in bambini associato con l'esposizione a SARS-CoV-2. La piccola aveva un interessamento del cuore con miocardite e dilatazione delle coronarie, rappresentando un rischio per la sua stessa vita. Il Covid in questo caso ha fornito solo l’innesco di una patologia reumatologica abbastanza aggressiva, come la malattia di Kawasaki, che è stata subito diagnosticata nella paziente e affrontata con una terapia altrettanto efficace. Per fortuna siamo riusciti ad intervenire tempestivamente, trattandola come una Kawasaki ad alto rischio, con eparina e cortisone e poi con terapia di supporto che ha permesso alla giovanissima paziente di rimettersi nel giro di una settimana. Rispetto a marzo o aprile scorsi ora conosciamo meglio questa patologia e siamo stati in grado di salvare lei e un altro bimbo pugliese che era ricoverato insieme a lei".

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