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Caso Bibbiano, news sull'inchiesta Angeli e Demoni

Bibbiano, commissione tecnica: “Sistema minori in Emilia Romagna è sano, numeri nella media”

Secondo la commissione tecnica regionale di valutazione del sistema di tutela dei minori voluta dalla Giunta Regionale dell’Emilia Romagna, il caso Bibbiano e solo una eccezione “conseguenza di prassi distorte e opposte rispetto a quanto previsto e raccomandato anche a livello regionale”, mentre il sistema degli affidi sul territorio regionale è sano.
A cura di Antonio Palma
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Il sistema regionale di tutela del minore in Emilia Romagna "è sano, nonostante alcuni raffreddori", sono queste le conclusioni a cui è giunta la commissione tecnica regionale di valutazione del sistema di tutela dei minori voluta dalla Regione dopo il caso dello scandalo di Bibbiano e dei servizi sociali del Val D'enza. "L’analisi effettuata dalla Commissione negli oltre tre mesi di lavoro evidenzia innanzitutto come la legislazione regionale sia coerente con quella nazionale e si collochi tra i sistemi più attenti in materia di diritto di famiglia e dei minorenni" ha spiegato infatti la commissioni, sottolineando che i fatti di Bibbiano, se confermati dalle indagini giudiziarie, sebbene "gravissimi" sarebbero "estranei e incompatibili con l’impianto normativo vigente; conseguenza di prassi non solo distorte, ma opposte rispetto a quanto previsto e raccomandato anche a livello regionale". Come spiegato da Mila Ferri, della giunta, in  Val d'Enza "sono 47 i minori in affido, di cui 17 in affidamento giudiziale a tempo pieno", numeri omogenei a quelli del territorio regionale

Allontanamenti dei minori in Emilia-Romagna nella media

"Confrontando i dati regionali con quelli nazionali ed europei, è che gli allontanamenti dei minori in Emilia-Romagna sono esattamente nella media nazionale: 2,6 allontanamenti su mille minorenni residenti, e nettamente inferiori a quelli di altri Paesi europei, che ad esempio nel caso di Inghilterra, Germania e Francia" ha spiegato in commissione speciale d'inchiesta in Regione il presidente della commissione tecnica Giuliano Limonta. "I dati evidenziano anche che in Emilia-Romagna l’affido in famiglia è nettamente la scelta privilegiata" mentre "per quanto riguarda lo standard di personale previsto dalle Linee di indirizzo regionali del 2014 (almeno 1 assistente sociale ogni 5.000 abitanti), risulta pienamente rispettato su tutto il territorio regionale, con una media di 1 assistente sociale per 3.250 abitanti"

Migliorare l'omogeneità del sistema degli affidi

Tra i punti di forza  sottolineati la capillarità dei servizi su tutto il territorio regionale, la qualità dei professionisti attivi nel sistema e l'estensione della rete delle famiglie affidatarie. Limonta però non ha nascosto le criticità del sistema come i rischi di disequilibri nell'intervento valutativo e negli obiettivi di cura, tutela e protezione, del percorso giudiziario condizionante e di carenze nella fase della valutazione delle situazioni relazionali traumatiche. Per questo le proposte migliorative della commissione tecnica sono di "Migliorare l'omogeneità di intervento della rete che gestisce il sistema della tutela minorile, sostenere i professionisti e le famiglie affidatarie (anche attraverso la formazione), promuovere la figura dell'esperto giuridico e, infine, incoraggiare un autocontrollo sistematico che consenta di rilevare eventuali scostamenti degli standard". In pratica bisognerebbe costruire un “Percorso di qualità della tutela dei minorenni a regia regionale, omogeneo, monitorabile e cogente per gli enti e i professionisti coinvolti che lavori con specifici obiettivi con attività di formazione continua e condivisa, competenze specialistiche e strumenti validati e omogenei".

"Dopo Bibbiano servono risposte concrete"

Una relazione che però non è piaciuta alle opposizioni che criticano l'impossibilità di aver potuto leggere la relazione prima dell'audizione. Per molti la commissione tecnica si sarebbe concentrata troppo sugli aspetti socio-sanitaria e poco su quelli giuridici, dove invece ci sono forti carenze come, ad esempio, la mancanza di un reale contraddittorio. "Non potendo leggere la relazione ci basiamo su scarni titoli e dichiarazioni di intenti, spero che siate entrati più nel merito perché, da una commissione tecnica, avrei voluto leggere risposte concrete, soluzioni specifiche e procedure, spiegazioni sul perché si sono verificati i fatti della Val d'Enza. Invece mi si dice ciò che emerso dall'inchiesta è stato solo ‘un raffreddore', un'espressione allucinante" ha dichiarato ad esempio Gabriele Delmonte (Lega).

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