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Covid 19

Bassetti spiega perché a Natale c’è il rischio di un “incrocio infernale” tra Covid e influenza

L’intervista di Fanpage.it a Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova: “Ondata di influenza peggiore degli ultimi 50 anni. Ci saremmo dovuti vaccinare prima. Ospedali rischiano pressione nella settimana di Natale con incrocio infernale col Covid”.
Intervista a Dott. Matteo Bassetti
direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova
A cura di Ida Artiaco
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"Quella che stiamo vivendo è la peggiore ondata di influenza degli ultimi 50 anni, che raggiungerà il suo culmine durante la settimana di Natale. Il rischio è quello di un incrocio infernale con il Covid, soprattutto a livello ospedaliero".

A parlare è Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, che a Fanpage.it ha spiegato perché l'influenza, la famosa australiana, quest'anno è così aggressiva e quali sono le previsioni in vista delle feste di Natale, ormai alle porte.

Dott. Bassetti, crede davvero che questa sia la peggiore ondata influenzale nell'ultimo mezzo secolo?

"Direi di sì, nel senso che, da che abbiamo un report nazionale da parte di InfluNet, cioè dal 1999, è sicuramente la peggiore, ma se andiamo indietro di altri 20 anni non se ne ravvedono altre così aggressive".

Come mai?

"Quest'anno è arrivata in maniera pesante perché ha trovato sulla sua strada fondamentalmente sistemi immunitari che per tre anni erano stati chiusi in una bolla. Utilizzare, ad esempio, la mascherina ha significato niente palestra per gli anticorpi. E se gli anticorpi non vanno in palestra, quando questi virus arrivano, ci trovano impreparati. Così, hanno trovato, soprattutto nella popolazione pediatrica che è quella che sta facendo da volano all'infezione, sistemi tabula rasa dal punto di vista anticorpale".

Si poteva fare qualcosa per limitare questi danni?

"La cosa che poteva arginare una ondata così era una campagna vaccinale straordinaria che non c'è stata. Vediamo in qualche modo gli effetti del non aver ascoltato i consigli dei medici che, ricordo, sono iniziati ad agosto perché i primi casi di australiana si sono registrati nell'emisfero australe proprio durante la nostra estate, quando si era visto che era così aggressiva. Non solo non si sono vaccinati gli anziani e i bambini, ma le percentuali di copertura per l'antinfluenzale sono rimaste ridicole".

Cosa pensa succederà nei prossimi giorni?

"La settimana scorsa avevamo avuto circa un milione di casi. È probabile che ora ne siano il doppio e che, continuando a questo ritmo, tra una decina di giorni ce ne saranno 4 milioni. Avere tutti questi casi la settimana di Natale significa avere tutti i casi che si hanno normalmente in una intera stagione influenzale concentrati in 7 giorni".

Quale è la situazione al momento degli ospedali?

"La situazione non è facile perché non ci dimentichiamo che c'è ancora il Covid. Magari non sono casi veri e propri di polmonite ma comunque tutto quello che riguarda il Covid viene trattato in maniera particolare: i pazienti vengono isolati, in stanze che dovrebbero essere dedicate all'influenza ma dove ci sono soggetti che sono positivi al tampone ma non hanno sintomi.

Quindi, al momento la situazione non è ancora critica ma potrebbe diventarlo tra una settimana o dieci giorni quando avremo la coda di questa parte del Covid, che non è mai andato via, e il picco dell'influenza che colpirà i più fragili, perché ha iniziato con i bambini, poi ha continuato con gli adolescenti e gli adulti e infine arriverà agli anziani che sono anche quelli che hanno più rischio di finire in ospedale".

Cosa prevede dunque per Natale?

"Io credo che ci sarà un incrocio infernale di fronte al quale dobbiamo essere pronti mettendo a disposizione posti letto e informando la gente che al pronto soccorso non si va con l'influenza, a meno che non ci siano sintomi respiratori gravi. Dopo 3 giorni di febbre non esiste che una persona, anche anziana, vada al pronto soccorso perché l'influenza, da che mondo è mondo, si tratta a casa. Il messaggio che deve arrivare agli italiani è questo: non andate al pronto soccorso se avete l'influenza".

Quando scatta il campanello d'allarme per chi è influenzato?

Il primo campanello d'allarme sono i problemi respiratori, quando si ha la fame d'aria. Il fatto di avere 40 di febbre per 3 giorni non deve spaventare. La temperatura la si fa scendere col paracetamolo ma non si corre all'ospedale perché si rischia di mettere in difficoltà tutto il sistema. Non serve a nessuno e mi auguro che non succeda. Andremo verso 2 settimane in cui i medici di medicina generale lavoreranno di meno e gli ospedali saranno già sotto pressione per il Covid e gli altri virus respiratori. Ripeto, c'è il rischio di un incrocio infernale nel periodo peggiore dell'anno".

A proposito di Covid, cosa ne pensa della decisione del governo di eliminare il tampone negativo per uscire dall'isolamento?

"Sono d'accordo. Io credo che sia l'antipasto di quello che sarà il vero e proprio cambio radicale della gestione della pandemia, e cioè non avere più l'isolamento per i positivi. Attenzione, però: il fatto che non ci sia più un obbligo per legge non vuol dire che chi è contagiato può andare in giro come se nulla fosse. Si dovrebbe avere nei confronti del Covid l'atteggiamento che bisognerebbe avere nei confronti dell'influenza e degli altri virus che si trasmettono per via aerea. Il ministro Schillaci ha fatto in poco tempo cose che non si erano fatte negli anni precedenti".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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