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Bagheria: bare bruciate al cimitero, si segue la pista mafiosa

Secondo gli inquirenti la mafia decideva l’estumulazione delle tombe per controllare un mercato dei loculi e delle aree per la costruzione di cappelle private.
A cura di A. P.
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Macabro ritrovamento nel cimitero di Bagheria dove centinaia di bare con ossa di resti umani bruciati venivano accatastate ai bordi del camposanto. Dopo le prime indagini, coordinate dalla Procura di Termini Imerese, si è deciso di passare tutto nelle mani della Direzione Distrettuale antimafia perché si sospetta che l’episodio abbia a che fare con la mafia. A convincere gli investigatori soprattutto le dichiarazioni del pentito Sergio Flamia, che ha raccontato di un attentato che colpì nell'ottobre del 2012 l'impresa di pompe funebri di Antonino Mineo. In pratica gli uomini di Bernardo Provenzano avevano imposto all’imprenditore di limitarsi ai servizi del funerale, mentre degli adempimenti cimiteriali si sarebbero dovuti occupare gli uomini della cosca di Bagheria.

La mafia controllava la gestione del cimitero – In pratica secondo gli inquirenti la mafia non ha solo bruciato le bare, ma ha deciso l’estumulazione di alcune tombe in modo da liberare alcuni loculi e poter controllare indisturbata il mercato dei loculi e la costruzione di cappelle private. Le ipotesi di reato vanno dallo smaltimento illecito di rifiuti speciali, alla profanazione, passando per il vilipendio e danneggiamento di cadavere, arrivando sino all'inquinamento ed al furto, oltre a tutti gli illeciti amministrativi e penali relativi alla gestione del cimitero e al controllo sull'appalto per le estumulazioni.

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