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Delitto di Avetrana: l'omicidio di Sarah Scazzi

Avetrana, perché Cosima e Sabrina potrebbero tornare libere

Il processo che ha condannato Sabrina Misseri e Cosima Serrano per l’omicidio di Sarah Scazzi potrebbe essere annullato per la violazione di un fondamentale diritto delle due imputate. Ecco perché madre e figlia potrebbero, tra circa cinque anni, tornare a casa da innocenti. E quale prova ‘regina’ potrebbe crollare.
A cura di Angela Marino
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“Il processo che ha condannato Sabrina e Cosima potrebbe essere annullato per la violazione di un fondamentale diritto delle due imputate: potrebbero tornare a casa innocenti. Del resto, noi abbiamo sempre sostenuto che fossero vittima di un errore giudiziario”. Così a Fanpage.it, l’avvocato Roberto Borgogno, legale di Cosima Serrano sulla notizia, circolata nelle ultime ore, del parere favorevole della Corte Europea dei diritti umani al ricorso contro la sentenza che ha condannato madre e figlia per il delitto di Avetrana.

Facciamo un passo indietro. Avevamo lasciato Cosima e Sabrina in carcere dopo la condanna definitiva in Cassazione per l’omicidio della piccola Sarah Scazzi, trovata cadavere in un pozzo ad Avetrana otto anni fa. La parola fine è stata pronunciata con una sentenza dell’ottobre 2017, quando la suprema Corte ha confermato che a strangolare la quindicenne fu la giovane estetista con l’aiuto di sua madre e che Michele Misseri, ‘zio Michele’, reo confesso dell’omicidio e condannato a otto anni per occultamento di cadavere, aveva solo depistato le indagini. Che cosa è cambiato da allora?

Ora facciamone un altro. Il 26 agosto 2010 Sarah Scazzi scompare da Avetrana mentre si appresta ad andare a casa della cugina Sabrina, il cellulare viene ritrovato dal padre di Sabrina, Michele Misseri qualche giorno  e sempre lui, messo sotto pressione dagli inquirenti, fa trovare il corpo e confessa: "Sono stato io è, è stato un raptus". Il corpo di Sarah viene recuperato e il colpevole messo in cella, una storia triste, ma nitida. E invece no: Cosima Serrano, la moglie di zio Michele (sorella della mamma di Sarah) e sua figlia Sabrina, cugina maggiore e al contempo amica del cuore di Sarah, vengono ascoltate molte volte.

Nella vicenda si staglia una figura maschile, quella di Ivano Russo, protagonista di un tiepido flirt con Sabrina quella stessa estate e di una tenera amicizia nata negli stessi giorni con Sarah, la piccola della comitiva. Intanto Michele cambia versione, si contraddice e in un'occasione si lascia perfino sfuggire un’accusa a moglie e figlia. Le carte si sparigliano, i diari di Sarah rivelano un malumore, interpretato come movente, tra le due cugine e legato, sembra, ai rapporti con Ivano.

In un clima di fortissima pressione mediatica spunta anche un testimone, Giovanni Buccolieri, fiorista, che afferma di aver visto con i suoi occhi Cosima e Sabrina trascinare Sarah in auto e portarla con loro proprio in un orario compatibile con quello del delitto. Una testimonianza controversa, ritrattata dallo stesso commerciante, che davanti al pubblico ministero poi si schermisce: “Ho sognato, non è vero che le ho viste, è un falso ricordo” e che in sede di dibattimento, ormai implicato in un processo per falsa testimonianza, si avvale della facoltà di non rispondere.

Alla fine il fioraio Buccolieri viene condannato per false dichiarazioni, eppure proprio il contenuto di quelle dichiarazioni, le prime almeno, l’avvistamento di Cosima e Sabrina che rapiscono Sarah, riferito da altri parenti a cui il fiorista aveva fatto tali confidenze, viene assunto come vero dai giudici. Se Buccolieri non è attendibile, lo sono per la Corte coloro ai quali ha raccontato quella scena, che diventa, in un processo puramente indiziario, la prova regina. Le testimonianze de relato del ‘rapimento' di Sarah vengono ammesse e il processo si conclude con una sentenza di condanna per le due imputate: mamma Cosima e Sabrina.

Torniamo ora ad aprile 2018. Sono trascorsi pochi giorni dalla messa in onda dell’intervista di Franca Leosini alle ergastolane Sabrina e Cosima, la polemica sui dubbi riguardanti la loro colpevolezza è accesa, quando i legali della due donne presentano ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo contro la sentenza. Oggetto del ricorso: la violazione del diritto al giusto processo, in  quanto, nel lungo e tormentato filone processuale, la prova regina del caso, la testimonianza del fiorista, sarebbe stata prodotta senza possibilità di contraddittorio da parte della difesa, perché Buccolieri rifiutò di rispondere. "Onestamente non so se, in un nuovo processo che non ammetta la ‘prova' del fioraio, sussisterebbero ancora elementi di colpevolezza a carico delle due" commenta l'avvocato Borgogno.

I tempi della Corte Europea dei diritti umani sono lunghi e qualcosa potrebbe cambiare solo tra cinque anni. Ma il caso Sarah Scazzi sembra un vaso di Pandora che non vuole saperne di richiudersi. Solo di pochi mesi fa è la notizia di una indagine per falsa testimonianza a carico di Ivano Russo. All'ora del delitto, secondo la sua ex fidanzata, il ragazzo del triangolo non era a casa, come invece dichiarò.

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