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Arrestato Gaetano Saya: fondò il “nuovo Msi” e una “polizia parallela”

Saya fondò la Dssa, acronimo dell’altisonante Dipartimento studi strategici antiterrorismo, una sorta di polizia parallela.
A cura di Davide Falcioni
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I carabinieri di Genova hanno arrestato ieri per cumulo di pene il neofascista Gaetano Saya, uno dei fondatori del nuovo Movimento Sociale Italiano. Ricercato da due anni e mezzo, Saya era già finito in manette una decina di anni fa con l'accusa di aver tentato di costituire  una sorta di polizia parallela. L'uomo è stato rintracciato ieri mattina dai Carabinieri della compagnia di San Martino in una casa del quartiere genovese di Castelletto. Il neofascista 60enne, che dovrà ora scontare 3 anni e 10 mesi di carcere per diversi reati, è stato denunciato anche perché trovato in possesso di materiale militare, alcuni elmetti dell'esercito italiano, alcuni bossoli esplosi di mitragliatrice e altre munizioni.

Chi è Gaetano Saya, fondatore della "Nuova Gladio"

Tra il 2005 e il 2006 Gaetano Saya venne sottoposto agli arresti domiciliari perché ritenuto il fondatore di una struttura piuttosto ambigua definita "Nuova Gladio": dopo accurate indagini, gli inquirenti concordarono che tutto sommato i membri dell'organizzazione non erano poi così pericolosi, né sarebbero mai stati di compiere un colpo di stato. Si trattava, piuttosto, di una banda di nostalgici e millantatori che, chissà come, riuscì a ottenere crediti anche in ambienti istituzionali e ad accedere a banche dati riservate: "I componenti dell’organizzazione – scrivevano gli inquirenti negli atti d’accusa – hanno programmato e svolto in varie città italiane, di propria iniziativa e quindi abusivamente e arbitrariamente, attività corrispondenti a funzioni proprie di organi di polizia e di sicurezza".

Cosa era il Dipartimento studi strategici antiterrorismo

Insomma, una sorta di piccola polizia parallela, enfaticamente chiamata Dssa, acronimo dell’altisonante Dipartimento studi strategici antiterrorismo. La struttura era articolata in sei reparti ai vertici dei quali risultavano esserci in particolare Saya e Riccardo Sindoca. Il processo terminò con il proscioglimento per tutti gli imputati, sebbene il suo creatore abbia sempre rivendicato orgogliosamente di averlo gestito. L'intento degli affiliati alla Dssa era quello di costituire una sorta di controspionaggio "fatto in casa" attingendo a informazioni che facevano trapelare carabinieri, poliziotti e finanziari aderenti al gruppo.

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