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Alluvione in Emilia, una ragazza scrive al Papa: “Siamo allo stremo”

Dopo il terremoto del maggio 2012 il modenese è stato colpito da un’alluvione. Valentina, una ragazza di Mirandola, ha deciso di chiedere aiuto a Papa Francesco.
A cura di D. F.
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Valentina, una ragazza di Mirandola, ha scritto una lettera a Papa Francesco chiedendogli aiuto dopo le alluvioni degli ultimi giorni del modenese, arrivate proprio mentre la popolazione emiliana stava tentando di rialzarsi dalle conseguenze del terremoto dello scorso anno: "Santo Padre Francesco, ascolti il pianto del mio popolo. La nostra terra è stata colpita duramente il 20 e 29 maggio 2012 da due terremoti che hanno devastato i nostri paesi e purtroppo domenica 19 gennaio un’alluvione ha devastato di nuovo le nostre terre. Nessuno ci dà attenzione, la mia gente è sola ad affrontare questa ennesima sciagura… siamo allo stremo", ha scritto la giovane, in una missiva che descrive gli emiliani come "gente tutta d’un pezzo, coesa, orgogliosa e speranzosa".

La lettera a Papa Francesco è stata sottoscritta – in soli due giorni – da oltre 300 persone, che hanno apposto la loro firma nel negozio di mirandola dove è stata depositata. Tutte insieme chiedono aiuto al Pontefice, "la cui misericordia ha fatto breccia nel cuore non solo dei fedeli, ma anche di coloro che non provano nel cuore il sentimento della fede". "Padre, lei che dedica la sua vita al fianco dei bisognosi e dei deboli, ascolti il pianto del mio popolo", conclude Valentina, ideatrice della missiva.

Ma oltre a Francesco i cittadini di Mirandola hanno scritto anche a Enrico Letta per chiedere la sospensione degli adempimenti fiscali: "Ci rivolgiamo a Lei – scrivono i cittadini – perché lei ha il potere di riconoscere i nostri diritti, di aiutarci a sopravvivere. Non vogliamo regali o concessioni gratuite, volgiamo soltanto che ci sia dato ciò che ci spetta". Nella lettera gli alluvionati si dicono sicuri che il Presidente del Consiglio "comprenderà certamente che è assurdo, ingiustificato, abnorme, pretendere il pagamento delle imposte da una popolazione distrutta e dilaniata come siamo noi ora", e che "una semplice sospensione di pochi mesi non migliorerà la situazione, perché ciò che non paghiamo ora lo pagheremo più avanti, sommato a quanto nel frattempo sarà maturato". La richiesta dei cittadini è "che i Comuni alluvionati e terremotati siano esentati completamente dal pagamento delle tasse per un periodo sufficiente a ricominciare a lavorare, e che sia a noi concesso lo stato di calamità".

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