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Alessandro Venturelli scomparso a Sassuolo

Alessandro Venturelli, stop delle ricerche a Torino. Il papà: “Potrebbe essere da qualche parte tra i senzatetto”

Il papà di Alessandro Venturelli, Roberto Venturelli, ha raccontato a Fanpage.it la chiusura delle ricerche a Torino, dove diverse persone avevano segnalato la somiglianza tra un ragazzo senzatetto e il giovane scomparso a Sassuolo nel 2020, e la ripartenza delle operazioni per riportare Alle a casa dopo 5 anni.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Le ricerche di Alessandro Venturelli a Torino si sono concluse con il ritrovamento di un altro ragazzo scomparso, un giovane che mancava da casa da 5 mesi. Il ragazzo che dormiva sulle panchine della città non era quindi Alle, sparito a Sassuolo il 5 dicembre 2020 dopo aver imboccato l'uscita di casa in un momento di distrazione del papà, ma le ricerche hanno permesso a un'altra mamma di riabbracciare il figlio.

Roberta Carassai, mamma di Alessandro, ha espresso comunque gioia per la famiglia che ha potuto riabbracciare il figlio dopo 5 mesi senza notizie. "Capiterà anche a noi, speriamo presto" ha affermato insieme al marito, Roberto Venturelli. Carassai, che ha fondato l'associazione Nostos per le persone scomparse, si era recata a Torino dopo aver ricevuto svariate segnalazioni.

Il papà di Alessandro ha ripercorso al telefono con Fanpage.it le tappe principali del capitolo torinese delle ricerche. "Mia moglie le ha vissute in pieno – ha sottolineato -. È stato ritrovato un altro giovane scomparso, le segnalazioni non portavano ad Alle. Questo evidenzia però che c'è la necessità di fare attenzione a queste persone che vivono ai margini, prendersene cura, perché tra loro ci sono tantissime persone che in momenti di scarsa lucidità si sono allontanate dalle famiglie".

Sono anni che portate avanti le ricerche di Alessandro anche tramite segnalazioni, immagino abbiate incontrato tante persone anche fra i senzatetto e sentito tante storie.

Tutti questi ragazzi e in generale tutte le persone che dormono in strada, che vivono ai margini, sono in condizioni di estrema necessità. Le associazioni che cercano di aiutarli fanno sicuramente tanto per garantirne la sopravvivenza, ma non c'è nessuno che si preoccupi di capire chi sono. Mi rendo conto che non è facile, perché possono nascondersi dietro nomi falsi o essere irriconoscibili, ma le istituzioni dovrebbero fare uno sforzo in questo senso. La vicenda di Torino ci mostra che tra coloro che vivono in strada ci sono spesso ragazzi in difficoltà psicologica ed emotiva che hanno preso una decisione condizionata dallo stato d'animo del periodo.

Come potrebbe essere accaduto ad Alessandro, giusto?

Quando denunciai l'allontanamento di Alle dissi subito che era in uno stato psicologico alterato, che aveva bisogno di aiuto. Purtroppo non sono stato creduto. In generale si ritiene che un ragazzo maggiorenne possa decidere di fare quello che vuole, ma un conto è prendere una scelta libera e non condizionata, un altro conto è sparire dalla sera alla mattina. È chiaro che parliamo di una persona in difficoltà. Sono passati 5 anni e purtroppo siamo sempre allo stesso punto. Tutto questo dolore poteva essere evitato.

I genitori di Alessandro Venturelli davanti al Tribunale di Modena
I genitori di Alessandro Venturelli davanti al Tribunale di Modena

Lei crede che Alessandro potrebbe aver deciso in qualche modo di vivere in strada? 

Lo penso, ma conosco bene mio figlio e immaginarlo in questa situazione per me è davvero difficile. So che in lui c'era stato un cambio repetino, era in una situazione psicologica di grande crisi. Se ha fatto questa scelta, non l'ha fatta in maniera libera: era condizionato da questo grande disagio che stava vivendo.

Non posso credere che vivere ai bordi della società, senza futuro e senza nulla, possa essere una decisione consapevole e per me è assurdo che le autorità possano credere a una cosa del genere.

Il ragazzo che è stato ritrovato a Torino si era allontanato da casa 5 mesi fa, giusto?

Sì, sua madre non sapeva dove fosse. A volte questi ragazzi si allontanano perché vivono situazioni di profondo dolore o disagio e in questo caso i familiari erano chiaramente disperati, non sapevano dove fosse. Ora hanno potuto riabbracciarlo e potranno dargli una mano. Quello che vorrei sottolineare è che immergendosi in questo mondo poco raccontato, a volte si trovano persone che si credevano sparite nel nulla. Si può lenire il dolore di una mamma e di un papà.

Secondo lei quindi c'è poco impegno da parte delle autorità nella ricerca di queste persone anche tra i senzatetto?

Esatto. Non possiamo far passare come una cosa normale il fatto che nessuno si sia disturbato a cercare tra chi vive in strada. Dopo 5 mesi è servita la segnalazione relativa ad Alle per portare alla famiglia di questo altro ragazzo un po' di serenità. Non mi sembra giusto, anche perché so che se arrivi a vivere in strada, probabilmente hai dei problemi gravi e delle fragilità incredibili. Alla soglia del 2026 non si può accettare che lo Stato faccia finta di niente.

Lei credeva che il ragazzo delle segnalazioni potesse davvero essere suo figlio?

Come le dicevo conosco bene Alessandro e immaginarlo come senzatetto per me è difficile. So che aveva avuto un tracollo emotivo e psicologico importante e in questi anni, proprio cercandolo tra i cosiddetti ultimi, ho imparato che tantissime persone che vivono in strada hanno gli stessi problemi. Per me potrebbe essersi davvero ‘nascosto' tra i senzatetto, però mi è difficile comprenderlo.

Lei crede che sia vivo?

Sì, sono convinto che sia così. Mi baso sulla conoscenza che ho di mio figlio e anche sui racconti che mi hanno fatto il mental coach e lo psicologo che lo hanno seguito dopo l'incidente in moto che aveva avuto a 16 anni. Tante cose potrei non saperle o potrebbero essere cambiate, però io credo che Alle sia da qualche parte e che sia impossibilitato a mettersi in contatto con noi. Sicuramente il suo allontanamento non è stato frutto di una scelta libera, ma di un profondo dolore psicologico. Sono 5 anni che brancoliamo nel buio e le uniche ricerche fatte seriamente sono state quelle sul territorio anche con l'associazione Nostos fondata da mia moglie. Quello che mi addolora di più di tutta questa storia è che al momento della denuncia, quando ho detto che Alessandro era in uno stato psicologico alterato, non siamo stati creduti.

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Prima di questo malessere psicologico, che ragazzo era Alessandro?

È sempre stato un ragazzo buono, una gran brava persona. Con noi genitori era comunque obbediente, anche se aveva i suoi momenti di ribellione. A vederlo in casa non sembrava una persona influenzabile, ma quando era fuori con gli amici era diverso. Ascoltava molto i ragazzi più grandi di lui, era molto malleabile dal punto di vista psicologico, purtroppo. Temo che qualcuno se ne sia approfittato, perché le paure di Alessandro e il suo stato di malessere si sono acuiti in maniera repentina.

Lei poco fa ha parlato di un incidente in moto che Alessandro ha avuto quando era adolescente. Dopo quell'episodio ha visto uno psicologo?

Ha prima visto un mental coach che ha cercato di abbattere le sue paure, di farlo tornare a vivere. Sembrava essersi ripreso ma ha continuato poi ad andare da uno psicologo per un po'. Doveva tornare alla vita normale, diciamo. Sembrava avercela fatta, poi però c'è stato il periodo di depressione e infine quel brutto tracollo che ha portato alla sua scomparsa. Quando insistevo sul fatto che Alle non sta psicologicamente bene parlavo proprio di questo: il suo vissuto è questo, ma mi creda che questo peggioramento è avvenuto in maniera veramente improvvisa e i miei timori sul fatto che qualcuno possa averne approfittato sono caduti nel nulla.

Secondo lei perché?

Non saprei spiegare perché, so però che dovrebbero essere fatte delle leggi precise per le quali, quando una persona fa denuncia di scomparsa, anche per un maggiorenne, si consideri qualsiasi pista. Minori e adulti vanno considerati alla pari, cercati immediatamente. Non vanno aspettate le famose 48 ore delle quali parlano le forze dell'ordine, quella è una bufala. Non esiste un protocollo chiaro su quello che va fatto, purtroppo è questione di fortuna anche quando si va a denunciare. Non riesco a spiegarmi perché non siano state prese sul serio le mie parole. Sono stato l'ultimo, insieme a sua madre, a vedere Alle prima della sua scomparsa. Mi creda sapevamo benissimo in che stato mentale era.

Può essere che Alessandro avesse sviluppato delle paure dopo l'incidente divenute in qualche modo paranoie?

Certo, può essere. Aveva sviluppato grandi paure, poi però aveva cercato di riprendere la sua vita in mano. Può essere che piano piano siano divenute croniche, ma quello che dico sempre è che il peggioramento nella sua psiche è stato repentino. Si era in qualche modo ripreso, poi c'è stato uno stato di depressione che forse ha nuovamente acuito quelle cose. Non sono uno specialista, però credo che qualcuno si sia approfittato di quella fragilità.

Dopo l'incidente abbiamo sempre incoraggiato Alle ad uscire, a vedere gli amici e cercare di fare la sua vita. Quello che gli chiedevamo era di farci sapere dove fosse quando magari aveva intenzione di tornare tardi. Non volevamo che smettesse di vivere comunque.

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Voi però continuate a cercare, non vi siete mai arresi.

Stiamo cercando di rendere questo dolore qualcosa di utile. Se non altro, vogliamo che le cose cambino. Come genitori non possiamo fare altro che spendere il nostro intero essere in queste ricerche e siamo consapevoli che non è solo il nostro caso questo, è la storia di tante famiglie che vengono abbandonate a brancolare nel buio. Per questo sono contento che mia moglie abbia dato vita all'associazione Nostos: abbiamo trovato nel dolore una famiglia allargata, abbiamo grande supporto in tutti i sensi e questa è una cosa che scalda il cuore. Se non fosse così, saremmo soli come cani. Posso aggiungere una cosa?

Prego.

Quando abbiamo denunciato la scomparsa di Alessandro, ci è stato detto che da maggiorenne poteva fare quello che voleva, no? Io dico che sono stupidaggini. Se a sparire dalla sera alla mattina fosse stato uno dei loro figli, avrebbero fatto i salti mortali. Non sarebbe esistita alcuna scelta individuale, soprattutto poi in uno stato mentale simile a quello di mio figlio. Nessuno ha il coraggio di esprimere questo concetto, ma bisogna che qualcuno lo dica. Siamo davanti a persone che vanno aiutate, non spinte nel burrone.

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