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Alessandro Venier stordito con i farmaci e soffocato: così sarebbe stato ucciso dalla madre e dalla compagna

Alessandro Venier, il cui corpo è stato trovato tagliato in tre parti in una casa di Genoma, sarebbe stato prima stordito con delle pesanti dosi di farmaci e poi soffocato con un cordino. In carcere con l’accusa di omicidio ci sono la sua compagna e sua madre.
A cura di Giorgia Venturini
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Sarebbe stato stordito con delle pesanti dosi di farmaci e poi soffocato con un cordino. Così sarebbe morto Alessandro Venier, il cui corpo è stato trovato tagliato in tre parti in una casa di Genoma, in provincia di Udine. Tutto però dovrà essere ancora accertato durante l'autopsia. Intanto nella giornata di oggi 2 agosto si procederà con ascoltare la compagna, originaria della Colombia, Marylin Castro Monsalvo, mentre ieri c'è stato l'interrogatorio della madre, la 62enne Lorena Venier, che avrebbe confessato: "Ho fatto qualcosa di mostruoso". Entrambe la donne sono indagate per omicidio volontario e all'occultamento di cadavere con l'aggravante della premeditazione. Ma cosa è successo in quella casa di Gemona, in provincia di Udine?

Stando a quello che è emerso dalle indagini e dall'interrogatorio della madre della vittima, il delitto è avvenuto nella sera dello scorso 25 luglio: l'uomo sarebbe stato prima stordito con alcuni farmaci e poi strozzato con cordino. Successivamente il corpo è stato tagliato in tre parti e nascosto in un bidone in garage: le due donne avevano comprato apposta la calce per coprire il cadavere e soffocare gli odori del corpo. Resta ora da capire se le due donne hanno comprato la calce primo o dopo l'omicidio: nel primo caso verrebbe confermata ancora di più l'ipotesi della premeditazione. Sarebbero state le due indagate una settimana dopo a chiamare il 112 e fare una prima confessione.

Tra le cose ancora da chiarire resta il movente. Stando alle prime indagini, l'omicidio è avvenuto dopo che Alessandro Venier aveva espresso la volontà di andare con la figlia – avuta con la compagna lo scorso gennaio – in Colombia. Non solo, il delitto sarebbe avvenuto proprio alla vigilia della partenza per il Sud America. Questa decisione non sarebbe stata condivisa né dalla compagna né da Lorena Venier. Quest'ultima però nell'interrogatorio avrebbe detto: "La vita di Mailyn era in pericolo, non potevamo più attendere". Riferendosi proprio al trasferimento in Colombia. L'avvocato dell'indagato, Giovanni De Nardo, ha confermato che il movente "è da ricercarsi nelle dinamiche di famiglia, lei era molto legata a nuora e nipote".

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