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Alessandra Musarra uccisa alla vigilia della festa della donna: pena ridotta a 24 anni per il suo ex

“La vita di una ragazza non può valere 24 anni di carcere” hanno dichiarato i familiari della ragazza trovata morta il 7 marzo di cinque anni fa. La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, infatti, ha rideterminato la pena per Cristian Ioppolo, già condannato nei tre gradi di giudizio, dopo che La Corte di Cassazione nel settembre scorso aveva disposto il rinvio degli atti al Tribunale calabrese per valutare la sussistenza dell’aggravante dei cosiddetti “motivi abietti e futili”.
A cura di Antonio Palma
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Pena ridotta a 24 anni di carcere nel processo di appello bis per Cristian Ioppolo, il 31enne reo confesso del femminicidio della ex fidanzata Alessandra Immacolata Musarra, la ventinovenne trovata senza vita nella sua abitazione alla vigilia della festa della donna del 2019 a Messina. La Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, infatti, ha rideterminato la pena per l'uomo, già condannato nei tre gradi di giudizio, dopo che La Corte di Cassazione nel settembre scorso aveva disposto il rinvio degli atti al Tribunale calabrese per valutare la sussistenza dell’aggravante dei cosiddetti “motivi abietti e futili” che in precedenza vevano portato all'ergastolo per il 31enne.

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La corte d'Appello quindi ha rideterminato la pena per l'imputato a 24 anni, accogliendo la richiesta di entrambe le parti a processo, accusa e difesa. La Procura e la difesa dell'uomo infatti hanno concordato in precedenza la nuova pena, poi ritenuta congrua dalla corte. Una decisione che i familiari di Alessandra non  accettano. "La vita di una ragazza non può valere 24 anni di carcere soprattutto in presenza di un efferato femminicidio come quello di Alessandra" hanno dichiarato, riservandosi di presentare, con i loro legali, un nuovo ricorso giudiziario dopo la pubblicazione delle motivazioni.

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Cristian Ioppolo inizialmente era stato condannato all'ergastolo sia in primo grado sia dalla Corte d’Assise d’Appello di Messina, nonostante l’accusa avesse chiesto la condanna più mite a 24 anni di carcere. Da qui il ricorso in Cassazione che poi aveva annullato parzialmente la sentenza d'Appello, rimandando tutto davanti ai giudici di Reggio Calabria, ma soltanto per valutare la sussistenza dell'aggravante dei motivi abbietti e futile, e di conseguenza per rideterminare la pena.

I giudici reggini hanno confermato la condanna accogliendo però la proposta di concordato della pena avanzata dalla stessa procura. Per tutto il resto la sentenza di condanna è già valida così come il diritto ai risarcimenti per i familiari e i centri anti violenza che si erano costituti parte civile.

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L'omicidio di Alessandra Musarra risale alla vigilia della festa delle donne del 2019. La ragazza infatti fu trovata senza vita nella sua abitazione di contrada Campolino a Santa Lucia sopra Contesse, zona popolare di Messina, il 7 marzo di cinque anni fa. Quel giorno la 29enne non rispondeva ai familiari e il padre decise poi di entrare in casa passando da una finestra facendo la macabra scoperta.

L'autopsia sul corpo di Alessandra stabilì che la 29enne era stata strozzata e la morte era sopraggiunta "per asfissia meccanica violenta". La ventinovenne inoltre presentava lesioni a due vertebre cervicali causate dal pestaggio. L'ex fidanzato inizialmente negò tutto ma i suoi precedenti atti di violenza per gelosia contro la donna, che avevano portato la ragazza a lasciarlo, lo fecero diventare il primo sospettato. Infine la confessione dopo il ritrovamento in casa sua degli abiti sporchi di sangue.

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