Aldrovandi, la madre scrive a Renzi: “Via dalla polizia gli agenti che hanno ucciso mio figlio”

Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, ha scritto un'accorata lettera al nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi. La donna chiede che i quattro agenti di polizia condannati per l'omicidio del 18enne – ucciso dalle percosse a Ferrara dopo essere tornato da una festa e aver subito un controllo di polizia – vengano definitivamente allontanati dalle forze dell'ordine. La missiva porta in calce la firma della madre e di Stefano, fratello di Federico. I quattro agenti di polizia sono tornati in servizio da circa un mese dopo aver scontato la condanna e un periodo di sospensione. Quando la notizia venne diffusa Patrizia Moretti si disse indignata: "Con i nostri avvocati avevamo fatto una richiesta di accesso agli atti presso i vertici della polizia per vedere i loro provvedimenti disciplinari, ma ci è stata negata. Perché, ci hanno detto che ai sensi di legge non siamo diretti interessati”. "L’ultimo ministro con cui abbiamo parlato era Cancellieri. Allora era ministro dell’Interno. Si era in parte impegnata a seguire attentamente la vicenda, poi ha cambiato ministero. Il problema è che cambia politico e non c’è più modo di proseguire il dialogo e non hai più un interlocutore” ha spiegato Moretti. “Io ho letto il regolamento della polizia, la radiazione è prevista anche per il disonore alla divisa. E questo per me è alto tradimento. Basta leggerle le cose, basta volerle applicare, per me gli appigli ci sono. Ma forse non vogliono farlo” ha spiegato la donna.
Ecco il contenuto della lettera inviata al primo ministro Matteo Renzi.
“Caro Presidente del Consiglio Matteo Renzi ho riflettuto e continuo a riflettere: davvero coloro che hanno causato la morte di mio figlio Federico, continuando a colpirlo e schiacciarlo anche quando del tutto inerme gridava aiuto e basta, non hanno disonorato la divisa che indossavano? Davvero la discrezionalità del corpo di polizia può consentire che quei quattro agenti, a fronte di tanti comportamenti giudicati disonorevoli dai magistrati e dagli stessi vertici di polizia, continuino onorevolmente ad indossare la divisa dello Stato? Davvero questo è lo Stato di cui dovremmo essere orgogliosi? Mi scusi Presidente ma io credo che, quando si tratta di diritto alla vita, sia un nostro diritto ma anche un dovere essere rigorosi. Perché è la base della civiltà: questo è ciò che la morte di mio figlio mi ha aiutato a capire, nel profondo. E credo che ogni genitore sia ben in grado di capirlo”.
“Abbiamo affidato la tutela dei nostri diritti allo Stato: se e quando lo stato tradisce questo compito, con grave colpa, come nel caso della morte di mio figlio, credo sia compito dello Stato essere fino in fondo rigoroso con se stesso. Le pongo quelle domande da questa pagina nata per iniziativa di giovani italiani ‘migranti’ all’estero. Alcuni per scelta molti per necessità. Dovunque siano non smettono di guardarci, anche con gli occhi dei loro nuovi amici in queste foto da tutto il mondo. Aspettiamo".