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Guerra in Ucraina

Aiuti ai bambini ucraini, il Garante: “No alle adozioni, sì agli affidi per via istituzionale”

L’intervista di Fanpage.it a Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (AGIA): “In Italia oltre 32mila minori in arrivo dall’Ucraina. Non si deve assolutamente pensare a nessuna forma di adozione perché non sono ragazzini abbandonati, ma agire sempre per via istituzionale. Ora servono mediatori culturali”.
Intervista a Carla Garlatti
Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (AGIA).
A cura di Ida Artiaco
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Sì agli affidamenti, no alle adozioni perché i minori ucraini che arrivano in Italia non sono "abbandonati". È quanto ha spiegato in una intervista a Fanpage.it Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (AGIA), che ha fatto il punto della situazione degli arrivi dei minorenni ucraini nel nostro Paese, fuggiti dalla guerra, sulle caratteristiche di questo flusso migratorio rispetto agli altri a cui siamo abituati e alle azioni che gli italiani possono mettere in campo per dare un aiuto concreto.

Dottoressa Garlatti, partiamo dai numeri. Quanti sono al momento i minori ucraini arrivati in Italia?

"Per quanto riguarda il numero complessivo dei minori ucraini nel nostro Paese, dai dati forniti dal Viminale sappiamo che hanno superato quota 32mila, per la precisione al 5 aprile erano 32.471. Non abbiamo il dato disaggregato rispetto a quello relativo ai minori non accompagnati".

Lei ha detto in Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza la scorsa settimana che non siamo di fronte ad un fenomeno migratorio come quelli a cui siamo abituati. Quali sono le caratteristiche del flusso a cui stiamo assistendo oggi?

"I fenomeni migratori che hanno interessato l'Italia in tutti questi anni riguardano minori di età compresa prevalentemente tra i 16 e 17 anni, che si allontanano dal loro paese per svariate ragioni, tra le quali ci sono anche le guerre, ma anche motivi di carattere economico, e che arrivano nel nostro Paese con un progetto di vita, cioè vogliono studiare, lavorare e stabilirsi in Italia. Per quanto riguarda i minori ucraini, invece, allo stato – perché poi bisogna vedere quale sarà l'evoluzione del fenomeno – si tratta di soggetti, di età compresa tra i 7 e i 14 anni, che si stanno allontanando con le loro famiglie, quasi sempre sono accompagnati dalle mamme, e anche quelli che vengono giuridicamente considerati minori stranieri non accompagnati spesso hanno un adulto di riferimento, non sono completamente soli. Quest'ultimi arrivano con la speranza di poter rientrare nel loro Paese d'origine, tanto è vero che molti di loro stanno continuando a frequentare la propria scuola con la didattica a distanza. Bisognerà poi vedere come evolverà la situazione, molti provengono da città distrutte, ma in questo momento è chiaro che è un fenomeno diverso".

Alla luce di tutto questo, cosa si può fare per aiutare concretamente questi bambini?

"Ho avuto più volte occasione di dirlo e mi fa piacere poterlo tornare a precisare: vanno sempre seguite le vie istituzionali. I minori che creano più preoccupazione sono quelli soli, sono più a rischio e quindi devono essere maggiormente tutelati. È necessario seguire le vie istituzionali, che prevedono l'affidamento attraverso il tribunale per i minorenni e l'individuazione da parte dei servizi sociali di famiglie che sono reputate idonee all'accoglienza, ma anche persone singole perché l'affidamento non richiede necessariamente che ci sia la coppia. Non mi stancherò mai di ripetere che non ci deve essere la preoccupazione di dire che si sta ospitando un minore, perché tutti i bambini sul territorio italiano devono essere tracciati: il fatto di sapere che ci sono consente loro di potere esercitare quei diritti, come l'andare a scuola o avere una assistenza sanitaria, di cui godono i bambini italiani. Altro punto è che chi ospita quei minori deve sapere che non si tratta né si tratterà di adozione, è una cosa completamente diversa. Non sono bambini abbandonati. Anche se sono arrivati qui da soli, hanno una rete parentale e genitori. Si pensi che anche quelli che vengono dagli orfanatrofi ucraini hanno genitori che però non sono in grado di mantenerli o sono bambini affetti da disabilità. Di questo ho avuto conferma nei giorni scorsi durante un incontro con la direttrice dell'Unicef per l'Europa e l'Asia centrale, Afshan Khan".

L'obiettivo finale è dunque il ricongiungimento dei bambini con la famiglia?

"Potrebbe essere anche ricongiungimento con una famiglia che si trova già in Italia, perché non dimentichiamo che nel nostro Paese ci sono 270mila ucraini stabilmente residenti. Quello che deve essere chiaro che è che non si deve assolutamente pensare a nessuna forma di adozione perché non sono ragazzini abbandonati".

Quali sono i rischi che si corrono se si procede per vie non istituzionali?

"Il rischio per bambini di cui non si conosce l'esistenza e quindi non sono tracciati è che possano cadere in mani sbagliate. In tutti questi fenomeni di migrazioni così massicci come quello a cui stiamo assistendo il pericolo della tratta o dello sfruttamento, che può essere tanto sessuale quanto lavorativo, è significativo e bisogna stare all'erta. Io sono in contatto con i miei omologhi europei e per tutti c'è questa preoccupazione, soprattutto nel momento dell'uscita dai confini ucraini, quando ci possono essere associazioni criminali che fingendo di aiutare fanno traffici d tutt'altro genere. È necessario che ci sia sempre tracciamento. Sempre a livello europeo ho partecipato a Bruxelles ad un gruppo ristretto dal quale è emersa la necessità di un tracciamento uniforme in tutti i Paesi dell'Europa per consentire di capire dove si trovano questi bambini affinché nessuno di loro sfugga al controllo".

Quali misure dovrebbe attuare il governo italiano per risolvere il problema dei minori sfollati?

"È attivo il tavolo della Protezione civile, è stato nominato un commissario straordinario, che è la dottoressa Ferrandino, la quale ha messo a punto il piano di accoglienza che segue le vie istituzionali. Non dimentichiamo che noi abbiamo una tradizione di accoglienza di minori stranieri che è particolarmente importante e buona, con il decreto legislativo 142 del 2015 e la legge 47 del 2017. Il punto su cui si cerca di lavorare è il reperimento di mediatori culturali".

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