Abiti e accessori falsi venduti nelle dirette sui social: quali sono i rischi per chi vende e compra

Durante una recente operazione della Guardia di Finanza, sono state scoperte e denunciate tre persone che pubblicizzavano e vendevano abbigliamento e accessori contraffatti tramite le dirette sui social network.
Si tratta di un'attività illecita che sta diventando sempre più diffusa grazie alle possibilità offerte da queste piattaforme e che gli uomini delle Fiamme Gialle stanno cercando di contrastare con una capillare attività di monitoraggio sul web, come ha spiegato a Fanpage.it il colonnello Lucio Vaccaro.

Cosa rischia chi vende questo tipo di prodotti?
Chi vende questo tipo di prodotti incorre in un reato specifico, previsto dal nostro Codice penale all'art.474, (Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, ndr) che viene punito con la reclusione da 1 a 4 anni e una multa fino a 35mila euro per coloro che mettono in vendita prodotti industriali con marchi o segni distintivi nazionali o esteri contraffatti o alterati.
In questo caso i soggetti erano tre, marito, moglie e un'amica, e quindi sono stati segnalati all'Autorità Giudiziaria anche per associazione a delinquere, che scatta da tre a più persone. Questa fattispecie prevede pene fino a 7 anni di reclusione.
È prevista anche la tassazione dei proventi illeciti che recuperiamo, secondo la normativa specifica della Guardia di Finanza, dal traffico di sostanze stupefacenti al commercio di prodotti contraffatti e alla prostituzione. In questo caso quindi c'è un bel recupero per le tasse dello Stato.
E chi li acquista?
Per chi acquista, ovviamente, il rischio è per la salute, essendo questi prodotti realizzati con vernici e coloranti nocivi per la salute e privi di qualsiasi requisito di sicurezza.
Il prodotto viene pagato molto meno di quello originale: per esempio, un giubbotto originale costa tra gli 800 e i mille euro, queste persone invece lo rivendevano a 30 euro. Capisco l'attrazione da parte dell'acquirente per un capo così a poco prezzo, ma lo stesso viene trattato con materiali altamente scadenti e potenzialmente tossici.
Da dove arrivano questi prodotti?
La merce arrivava da tutta Italia, via mare e con il trasporto su gomma. Dalla Toscana, in particolare dalla zona di Prato, dove storicamente vengono prodotti materiali contraffatti, dalla Campania e dalla Puglia. Ci sono centri di produzione anche in Sicilia, su questo però non posso dare ulteriori informazioni perché l'attività d'indagine sta proseguendo. I prodotti sequestrati verranno anche periziati: faremo degli approfondimenti tecnici perché si andrà a dibattimento e dovremo sostenere il fatto che questi sono prodotti contraffatti.
Come state operando nel contrasto a questo tipo di attività?

Una parte del nostro personale si occupa di monitorare costantemente il web e di identificare i reati che si consumano sui principali social network. Questa attività s'inquadra in uno dei tanti compiti istituzionali della Guardia di Finanza, ovvero quello della tutela del mercato di beni e servizi.
Oggi l'approccio d'indagine deve necessariamente essere differente rispetto al passato. Se infatti in precedenza ci limitavamo al sequestro di merce contraffatta nei mercati rionali e per le strade, ora il commercio è quasi esclusivamente su queste piattaforme. E quindi stiamo monitorando costantemente il web perché il mercato non è più fisico ma digitale e gli acquisti si fanno rapidamente, basta un cellulare.
Come hanno reagito le persone quando avete bussato alla loro porta?

Hanno avuto reazioni d'incredulità e grande imbarazzo nel momento in cui sono stati scoperti nelle loro case. Mentre il venditore per la strada mette in preventivo di essere scoperto e si dà alla fuga, questi soggetti si sentivano sicuri, protetti all'interno delle loro abitazioni e non immaginavano assolutamente che tra i follower della loro diretta streaming ci fossero dei Finanzieri che di lì a poco avrebbero bussato alla porta e sequestrato la merce. Erano assolutamente consapevoli di star compiendo un illecito e hanno solo potuto prendere atto del fatto di essere stati scoperti in flagrante.