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A dicembre 350 ricercatori del Cnr rischiano di perdere il lavoro: “Sarebbe sconfitta per l’Italia”

A Roma la protesta dei precari del Cnr che dal prossimo 13 dicembre rischiano di restare senza lavoro se l’Ente non li regolarizza: “Siamo 350 professionisti ed è uno scandalo”. I sindacati a Fanpage.it: “Sarebbe una sconfitta per tutto il Paese”.
A cura di Ida Artiaco
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"Se scadono le nostre graduatorie a dicembre e il Cnr non ci assume noi andiamo a casa. Siamo 350 professionisti ed è uno scandalo". A parlare a Fanpage.it è Francesca Gorini, uno dei quasi 400 ricercatori del Centro nazionale di ricerca, vincitrice di concorso nel 2018, che rischia di ritrovarsi senza un lavoro se entro il prossimo 13 dicembre l'amministrazione non interviene e ne dispone l'assunzione. Per questo, dal 18 novembre scorso, lei e i suoi colleghi precari da tutta Italia sono impegnati in quello che è stato definito un presidio ininterrotto presso l'amministrazione e la sede centrale dell'Ente a Roma e stanno cercando di far arrivare il loro grido disperato anche al Ministero dell'Università e all'opinione pubblica perché "in un momento come questo, in piena emergenza pandemica, in cui si parla tanto di ricerca, è una situazione semplicemente scandalosa". Ma facciamo un passo indietro.

Perché i ricercatori del Cnr stanno protestando a Roma

Come si è arrivati a questa situazione? Francesca ci racconta che nel 2017 è stato approvato il decreto legislativo 75/2017, anche noto come legge Madia, che permetteva di stabilizzare i precari storici degli enti pubblici di ricerca italiani. "Il Cnr – ha spiegato – attraverso appositi finanziamenti vincolati ad hoc alle stabilizzazioni e stanziati dal Governo ha potuto quindi assumere dal 2018 al 2020 1.540 aventi diritto, che appartengono a due categorie: coloro che avevano avuto almeno un giorno di lavoro a tempo determinato negli ultimi 8 anni e coloro che hanno dovuto sottoporsi ad una procedura concorsuale riservata, basata sia su titoli e che su colloqui".

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Tra il 2018 e il 2020 sono stati stabilizzati più di 300 idonei presente in queste graduatorie, ma ne restano fuori altri 400. "A luglio – ha continuato Francesca – la nuova presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, voleva procedere all'approvazione del piano triennale dell'ente, che viene modificato ogni anno, e assumere soltanto 51 aventi diritto su 400. Dopo varie proteste da parte dei precari che si sono susseguite da agosto, una speranza è arrivata l’11 ottobre dal nuovo direttore generale, Giuseppe Colpani, che durante un incontro con una rappresentanza dei ricercatori ha annunciato di avere a disposizione 33 milioni di euro per l'assunzione di personale, di cui 23 milioni di euro stanziati dal decreto Rilancio approvato nel giugno 2020. Ma il 18 novembre, durante un tavolo tecnico tra i sindacati e lo stesso direttore generale, quest'ultimo ha spiegato che sarebbero state assunte solo 60 persone entro la fine dell’anno con un investimento di 3,3 milioni di euro, e che nel 2022 saranno stabilizzati altri ricercatori grazie a un ulteriore fondo da 10 milioni di euro".

Ma questo è un problema per 350 di loro: "I nostri contratti come assegni di ricerca non possono essere nemmeno più prorogati perché c'è limite fissato da legge Gelmini del 2011 che non può superare i 6 anni di rinnovo. Se scadono le nostre graduatorie e il Cnr non ci assume noi andiamo a casa. Per questo dal 18 novembre siamo in occupazione alla sede centrale di Roma e il nostro livello di protesta si alzerà nei prossimi giorni finché il Cnr attraverso la dirigenza non deciderà di assumerci. In un momento in cui si parla di ricerca questa vicenda è ancora più vergognosa. Ci si dimentica che chi lavora alla ricerca è quasi sempre personale precario, abbiamo tutti contratto di lavoro parasubordinato e con contributi minimi. È uno scandalo. La presidente Maria Chiara Carrozza non può mettere alla porta dopo anni di impegno e di professionalità consolidate 350 professionisti", ha concluso Francesca.

I sindacati: "Sconfitta per tutta l'Italia"

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"Noi presidiamo ininterrottamente l'amministrazione e la sede centrale del Crn dal 18 novembre, cioè dal giorno in cui l'amministratore delegato ci ha informato in un tavolo tecnico che intende utilizzare esclusivamente 3,3 milioni di euro, che sono da soli assolutamente insufficienti a regolarizzare tutti i ricercatori – ha spiegato a Fanpage.it Rosa Ruscitti (FLC CGIL) -. Ad oggi sono 350 le persone a rischio posto di lavoro che hanno partecipato a prove selettive nel 2018. Le graduatorie scadono il 13 dicembre, siamo preoccupati, stiamo sollecitando l'amministrazione già da luglio a completare la stabilizzazione. Ci saremo finché non riusciremo a parlare con i vertici dell'ente. Finora non c'è stata alcuna novità, abbiamo cercato di informare le forze politiche e l'opinione pubblica affinché anche dal Mur siano sensibili e sollecitino ad adottare tutte le procedure adeguate per completare la stabilizzazione. Sarebbe una grave sconfitta per il Paese perché su queste persone sono state investite ingenti risorse, da anni lavorano nei laboratori del Cnr".

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