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Emergenza lavoro

“A 44 anni senza lavoro in Italia, sono partito per la Spagna ma qui non ho tutele. Sto pensando di tornare”

Diego ha 44 anni, una laurea in Giurisprudenza e due certificazioni da tecnico informatico e da operatore specializzato in paghe e contributi. Sta terminando gli studi magistrali in Economia perché, dopo aver perso il lavoro alla fine della pandemia, ha deciso di rimettersi a studiare e partire per la Spagna. Ha contattato Fanpage.it per raccontare le sue difficoltà lavorative.
A cura di Eleonora Panseri
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Diego ha 44 anni, ha una laurea in Giurisprudenza e due certificazioni da tecnico informatico e da operatore specializzato in paghe e contributi. Ora sta terminando gli studi magistrali in Economia, dopo aver perso il lavoro alla fine della pandemia di Covid e ha contattato Fanpage.it da Jaén, cittadina dell'Andalusia dove vive da alcuni mesi, per raccontare le difficoltà lavorative che sta affrontando.

"Io sono di Vercelli, ho iniziato a formarmi nel 2013 e ho preso una laurea in Giurisprudenza all'Università del Piemonte Orientale. Nei cinque anni ho preso anche una certificazione come tecnico informatico e una da operatore specializzato in paghe e contributi. Ad aprile discuterò la tesi, mi laureerò in Economia e ho vinto una borsa di studio per il dottorato di Diritto qui in Spagna, dove ho fatto anche due Erasmus", spiega il 44enne.

"Ho perso il lavoro dopo il Covid, ma qui in Spagna la situazione non è migliore"

"In Italia ho sempre lavorato in impresa e prima del Covid ero amministratore di un'impresa con circa 200 dipendenti. Ma dopo la pandemia la situazione è diventata nera e per questo ho pensato di iscrivermi a Economia e poi di giocarmi la carta della Spagna. – aggiunge – Qui però il riconoscimento dei titoli con il Processo di Bologna vale solo in ambito accademico. Mi sono iscritto all'ufficio di collocamento e attualmente risulto come uno che ha terminato la scuola dell'obbligo. È una cosa paradossale perché per veder riconosciuti i miei studi dovrei fare tutta la trafila per l'omologazione del titolo, una cosa per cui ci vogliono soldi e tanto tempo".

"Quindi, anche se ho avuto accesso al dottorato con la laurea magistrale, nella vita quotidiana risulto come uno senza titoli. E mi sono trovato a lavorare in nero per 1000 euro in un ufficio che fatturava circa 300 milioni l'anno".

"Mandavo 10 curriculum al giorno e non ricevevo risposta"

"Dopo il Covid, in Italia ho usato tutte le principali piattaforme per la ricerca del lavoro, mandavo anche 10 curriculum al giorno. Aspettavo un paio di settimane, non mi rispondevano e allora ricominciavo", spiega ancora Diego che alla fine è partito per la Spagna.

"Perché mi ero abbastanza arreso, visto che mi candidavo anche per posizioni da semplice impiegato. I requisiti erano abbastanza incomprensibili, richiedevano mille capacità che non riuscivo a capire. Come, per esempio, l'esperienza in quell'ambito lì ma, se non ti viene data la possibilità, come puoi fare esperienza? Purtroppo, se sei troppo formato il rischio spesso è che non ti chiamino".

Il 44enne ha provato anche a partecipare a un concorso pubblico di base. "Mi hanno chiamato ma, quando sono tornato in Italia e ho accettato il lavoro, hanno visto che avevo un precedente penale del 2001 (scontato, ndr) e, a quel punto, essendo discrezionalità del dirigente scegliere se assumere o meno di fronte a precedenti, non mi hanno più preso".

"Sono venuto qui a settembre e con titoli ed esperienza inserisco dei dati su Excel. – aggiunge – Non ho nessun tipo di contributo, se sto male e devo stare a casa due settimane nessuno mi paga e la stanza mi costa quasi 300 euro. Sto pensando di tornare. Anche se ho paura un po' della situazione, tra stare qua con un lavoro precario e lontano da famiglia e amici, preferisco tornare e vedere cosa trovo".

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle non per dare un'immagine romantica del sacrificio, ma per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.

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