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Airbus caduto, Lubitz tentò di curarsi. Consultati almeno una decina di medici

Secondo il New York Times, prima della tragedia il copilota del volo GermanWings, denunciò malattie vere o immaginarie e chiese di essere curato.
A cura di Biagio Chiariello
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Continuano ad emergere particolari sulla vita di Andreas Lubitz, copilota dell’aereo della Germanwings precipitato sulle alpi francesi con150 persone a bordo. Secondo il New York Times, l’uomo nei tre mesi precedenti al dramma avrebbe consultato almeno dieci medici, chiedendo di essere curato per una serie di disturbi “reali o immaginari”. Il quotidiano della Grande Mela torna anche descrivere fatti già noti, ma restituendoli più dettagliatamente: ha infatti pubblicato il contenuto di una mail, inviata da Lubitz alla Lufthansa nel 2009, nella quale chiedeva di essere reintegrato nel programma di addestramento, dopo mesi di stop: Lubitz nella missiva online informava la principale compagnia tedesca di aver sofferto di una grave depressione. Per questo motivo la Lufthansa sottopose il co-pilota a nuovi esami, ma non si assicurò che fosse in cura per la malattia mentale, né dispose controlli particolari sulle sue condizioni psichiche.

Lubitz, ultima visita specialistica il 24 marzo

A tal proposito, va detto che anche il ministro tedesco dei Trasporti, Alexander Dobrindt, ha escluso la possibilità di rendere inabili al volo i piloti che abbiano sofferto di depressione, anche perché potrebbe portarli a nascondere una patologia che, ha sottolineato il ministro, può essere sconfitta nella maggior parte dei casi. L’ultima visita di routine alla quale Lubitz era stato sottoposto risalirebbe all’agosto 2014 dove uno specialista confermò la sua attitudine al volo. Ma dalle indagini, subito dopo il disastro del 24 marzo scorso, è emerso che il pilota aveva nascosto alla compagnia certificati medici di malattia che, di fatto, avrebbero impedito a Lubitz di entrare in cabina di pilotaggio il giorno della tragedia. Allo stesso tempo va detto che tali visite, proprio perché eseguite da medici privati, non obbligavano ad avvertire la Lufthansa dell’esito.

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