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Presidenza Trump

USA, cosa dice la sentenza della Corte suprema che impedisce ai tribunali di fermare Trump

I tribunali federali, che finora hanno arginato le decisioni di Donald Trump che violavano le leggi o la Costituzione degli Stati Uniti, non potranno continuare a svolgere questo ruolo. La Corte suprema degli Stati Uniti, infatti, ha preso una decisione che tecnicamente riguardava lo ius soli, ma in sostanza toglie un altro limite ai poteri del presidente.
A cura di Luca Pons
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I tribunali federali non potranno più arginare il potere di Donald Trump negli Stati Uniti. O meglio, potranno farlo solo su singoli casi, e non bloccando le normative a livello nazionale, come invece hanno fatto più volte negli ultimi anni. È l'effetto della sentenza della Corte suprema arrivata ieri, sostenuta dai sei giudici conservatori (di cui tre nominati da Trump stesso) e respinta dai tre progressisti.

Il tema sul tavolo, formalmente, era il decreto con cui il presidente ha cancellato per gli immigrati irregolari lo ius soli, il diritto a chi nasce sul territorio statunitense di essere automaticamente un cittadino regolare. La decisione nel merito, però, arriverà nei prossimi mesi. Per ora la Corte ha chiarito una questione più generale. Ovvero, appunto, ha limitato i poteri dei tribunali dei singoli Stati.

Cosa c'è nella sentenza della Corte suprema e che effetti avrà

La differenza è che le corti federali non potranno più, come in passato, opporsi a un atto del presidente con una sentenza che sia valida in tutto il Paese. Questo meccanismo ha permesso, negli scorsi mesi (e anni), di sospendere alcuni dei provvedimenti della Casa Bianca che andavano contro le leggi o la Costituzione statunitense con l'intervento di un singolo giudice.

Ma la Corte suprema, nella sentenza scritta dalla giudice Amy Coney Barrett (di nomina trumpiana) afferma che "le ingiunzioni universali", cioè queste decisioni dei tribunali valide in tutti gli Usa, "probabilmente superano l’autorità che il Congresso ha conferito ai tribunali federali". Questo perché "alcuni sostengono che l'ingiunzione universale fornisca alla magistratura un potente strumento per controllare il potere esecutivo. Ma i tribunali federali non esercitano una supervisione generale sul potere esecutivo". Devono limitarsi a "risolvere casi e controversie" specifiche. Insomma, è scritto nero su bianco: i giudici non hanno il potere di controllare l'autorità del governo, ma solo di decidere su singoli casi.

La conseguenza è che, per esempio, la corte federale della Florida potrà stabilire che un certo intervento del presidente è illegittimo nella situazione specifica che gli è capitata; ma allo stesso tempo quella norma resterà del tutto legale in Arizona, e in tutti gli altri Stati in cui un giudice non si è espresso, a meno che non intervenga la Corte suprema con un iter più lungo. Dovrebbe restare una possibilità: il tribunale potrebbe essere ancora in grado di bloccare dei provvedimenti a livello nazionale se non si esprime su un singolo caso, ma su una class action (una ‘denuncia collettiva' che raccoglie molte persone) o un'azione legale portata avanti da più Stati.

La sostanza resta, comunque, che mettere in limiti ai poteri di Trump – e del presidente, in generale – diventerà molto più difficile. I magistrati potranno avere solo un ruolo marginale nel controllo dell'esecutivo. E non a caso lo stesso tycoon ha detto che intende sfruttare gli effetti della sentenza anche ben al di là della questione che riguardava, cioè lo ius soli.

Quando arriva la decisione sullo Ius soli e cosa succede ora

Per quanto riguarda il merito, cioè la decisione di cancellare lo ius soli negli Usa per le persone immigrate irregolarmente, la Corte suprema non si è ancora espressa. Una decisione è attesa dopo l'estate, probabilmente a ottobre. È stato il team legale di Trump a ottenere che, prima, i giudici si esprimessero sul principio generale che le corti minori possano bloccare decreti del presidente su scala nazionale.

L'eliminazione dello ius soli, secondo molti esperti costituzionali statunitensi, va contro la Costituzione, che al quattordicesimo emendamento recita: "Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione sono cittadine degli Stati Uniti".

È valido, quindi, l'intervento di Trump che di fatto ha cancellato questo diritto? Come chiarito, non potrà più intervenire un singolo tribunale federale a sospenderlo. Nei 22 Stati in cui il procuratore generale ha contestato il provvedimento, resterà sospeso per trenta giorni. Negli altri 28, entrerà subito in vigore. E si presume che lo resterà almeno fino a quando la Corte suprema non prenderà una decisione a riguardo, oppure non sarà lanciata una class action. Non è chiaro come, concretamente, le cose cambieranno nel frattempo negli ospedali e nelle anagrafi.

Per Trump "vittoria gigantesca", per gli altri giudici "parodia dello Stato di diritto"

Trump ha definito la sentenza una "vittoria gigantesca", e in conferenza stampa ha ringraziato i giudici conservatori della Corte, nominandoli uno a uno. Ha anche chiarito che questa decisione permetterà alla sua amministrazione di "andare avanti con numerose politiche", a chiarire che gli effetti della sentenza andranno ben oltre lo ius soli. La procuratrice generale (sostanzialmente una ministra della Giustizia) Pam Bondi ha detto che "non ci saranno più giudici ribelli", e che i tribunali dei singoli Stati erano "diventati una magistratura imperiale".

L'opposizione alla decisione è arrivata soprattutto dall'interno della Corte stessa, da parte dei giudici progressisti che hanno pubblicato le loro note di dissenso. La giudice Sonia Sotomayor ha parlato di "parodia dello Stato di diritto", affermando che adesso il presidente "può mettere in atto politiche che violano diritti e precedenti legali riconosciuti e la corti non potranno fermare appieno queste azioni". La collega Ketanji Brown Jackson ha scritto che "il disastro incombe". A lei Barrett, autrice della sentenza, ha risposto con toni duri: "La giudice Jackson va contro due secoli di precedenti, e la Costituzione stessa. E si lamenta di un potere esecutivo imperiale abbracciando al contempo l’idea di un potere giudiziario imperiale… Il presidente è soggetto alla legge? Anche i giudici".

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