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Alessia Ferrante morta durante liposuzione, “eccesso di anestetico” ma chirurgo nega: “Uso di cocaina”

A stabilire la verità sulla morte di Alessia Ferrante sarà solo il processo ma tra familiari della vittima e difesa dell’unico imputato, il medico che la operava, è già battaglia a distanza a colpi di dichiarazioni.
A cura di Antonio Palma
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Sarà il processo in programma davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Bari nel giugno del prossimo anno a stabilire se vi siano responsabilità di altri nella morte di Alessia Ferrante, la influncer deceduta nell’aprile del 2020 mentre stava per sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica, una liposuzione alle gambe, in uno studio polispecialistico di Monopoli, nella città metropolitana di Bari. Tra parti civili e difesa dell’unico imputato, il medico che la operava, però è già battaglia a distanza a colpi di dichiarazioni.

“Dalle perizie è emerso che la giovane donna morì per arresto cardiaco in seguito ad un sovradosaggio anestetico” hanno spiegato infatti i legali della famiglia di Alessia Ferrante, rivelando che dall’esame autoptico è emerso che alla paziente erano stati somministrati due anestetici, la lidocaina e la bupivacaina, con “dosaggi prossimi alla tossicità, che contravvengono alla buona pratica clinica”. Un eccesso di anestetico dunque alla base della morte della 37enne biscegliese.

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Una tesi rigettata con forza dai legali del medico che sottolineano invece come dallo stesso esame sia emerso l’uso di cocaina da parte della vittima. “Gli esami clinici svolti dai consulenti del pubblico ministero hanno accertato che il tutto si è verificato nell’ambito di un ‘utilizzo cronico di cocaina verosimilmente alla simultanea assunzione di alcol’ da parte della paziente, elemento ad avviso della difesa assai rilevante per come poi gli eventi si sono drammaticamente evoluti” spiegano infatti i legali.

“Le perizie hanno rilevato che non è stato l’uso di cocaina o alcol a determinare il decesso, bensì l’eccesso di anestetico” ribattono i legali della famiglia della influncer, ricordando che “Il giudice ha valutato che vi siano gli elementi per il rinvio a giudizio dopo aver respinto per due volte la richiesta di patteggiamento, prima a un anno, poi a un anno e quattro mesi”.

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A stabilire la verità sarà solo il processo in cui il medico è imputato come è imputato per omicidio colposo “per aver cagionato la morte della paziente Alessia Ferrante, agendo in violazione dei doveri di prudenza, diligenza, perizia, nonché inosservanza dei protocolli sanitari su di lui gravanti quale esercente la professione medica di chirurgo plastico”.

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