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Stalking, niente più carcere: i magistrati chiedono un intervento

La norma per evitare il sovraffollamento delle carceri prevede la non applicabilità della custodia cautelare in carcere anche per reati come stalking e maltrattamenti.
A cura di Antonio Palma
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Niente più arresto per i reati di stalking e maltrattamenti, è quanto prevede il decreto legge del 26 giugno in materia di carcerazione preventiva che è entrato in vigore già dal 28 giugno. Il provvedimento adottato come misura per il sovraffollamento delle carceri e per evitare il risarcimento ai detenuti in situazioni limite, infatti prevede che "Non può applicarsi la misura della custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a tre anni". In questa categoria rientrano però proprio reati come lo stalking o la violenza familiare e domestica con evidenti ripercussioni sulle vittime che devono ritrovarsi nuovamente faccia a faccia con i loro aguzzini. La norma sarà applicata però anche ad altri reati come ad esempio i furti in abitazione o le piccole rapine e soprattutto riguarderà anche i recidivi e quelli a rischio di reiterazione del reato, cioè sarà estesa anche alle situazioni con maggior pericolosità.

I primi casi di stalking coinvolti

Una situazione che ha già fatto scattare l'allarme delle associazioni e dei centri di aiuto per le donne che subiscono violenza, ma anche dei magistrati. Come racconta il Corriere della Sera, un primo caso c'è già stato nel Palazzo di giustizia di Milano dove un giudice dell'udienza preliminare aveva davanti un imputato che aveva deciso di condannare a due anni e otto mesi di reclusione per aver "commesso atti di violenza fisica e psicologica in modo continuativo e abituale" contro sua moglie e sua figlia ma non ha potuto ordinare il suo arresto. Per non farlo tornare a casa si dovrà cercare una comunità, ma nel caso l'uomo non rispettasse le prescrizioni comunque non sarebbe possibile incarcerarlo.

Il problema del sovraffollamento delle carceri

"Sappiamo già come fare e stiamo preparando una proposta per la prossima audizione in Commissione Giustizia" ha spiegato il  presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati, Rodolfo Sabelli, assicurando che presto saranno proposti interventi correttivi al testo del decreto. "Adesso si parla semplicemente di divieto della custodia cautelare in carcere. Chiederemo alla Commissione che il divieto non sia applicabile per reati come lo stalking aggravato, furti in abitazione, maltrattamenti, rapina aggravata" ha spiegato Sabelli che conta di modificare la norma durante la conversione in legge in Parlamento. A favore della norma invece si è schierato il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che da sempre si batte contro il sovraffollamento delle carceri. "Nel giro di un anno siamo riusciti a passare da 66 mila detenuti a 57.930 e credo che questo decreto ci aiuterà a scendere ulteriormente. Il problema è che finora si è sempre parlato di carcere e invece dobbiamo provare a guardare, come in questo caso, all'esecuzione penale esterna al carcere" hanno sottolineato dal Dap.

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