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Siria, jihadista australiano pubblica foto del figlio con testa mozzata in mano

L’uomo, già arrestato a Sidney nel 2009, era partito per la Siria per combattere con gli integralisti portando anche moglie e figli.
A cura di Antonio Palma
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Un bambino di circa sette anni con cappellino da baseball e orologio di plastica come tanti suoi coetanei nel mondo ma con giberne militari e in mano la testa mozzata di un soldato appena ucciso e decapitato dalle forze jihadiste in Siria. È la terrificante foto pubblicata on line sui social network dal padre del piccolo, un jihadista cittadino australiano partito per la Siria l’anno scorso portandosi dietro i tre figli e la moglie con l'intento di unirsi alle forze integraliste islamiche del Paese. "Questo è mio figlio" scrive il padre del bambino a corredo della foto raccapricciante  scattata nella città siriana di Raqqa. Insieme allo scatto l'uomo ha pubblicato su internet altre foto nelle quali si vedono i figli in tuta mimetica e con le pistole in mano sotto la bandiera nera del gruppo islamico. La terribile immagine del piccolo è circolata su Twitter ed è stata poi rilanciata dal quotidiano The Australian creando sconcerto nel Paese. L'uomo che ha postato le immagini infatti si chiama Khaled Sharrouf, viene da Sydney ed era stato arrestato per terrorismo nel 2009 e da allora era sotto sorveglianza. L'uomo però l'anno scorso è riuscito a sfuggire a tutte le sorveglianze scappando all’estero con il passaporto del fratello.

L'Australia promette stretta sulle leggi antiterrorismo

Questo dimostra "quanto sia barbaro l'Isil", ha dichiarato il primo ministro australiano Tony Abbott dopo la diffusione della foto, promettendo subito provvedimenti contro chi è accusato di terrorismo. Il governo  australiano  infatti  ha annunciato una stretta delle leggi antiterrorismo anche per combattere la minaccia di terroristi interni. Secondo i dati diffusi dalle autorità locali, pare che negli ultimi mesi sono stati oltre 150 le persone con cittadinanza australiana che sono partite per combattere in conflitti all’estero, in particolare sui fronti caldi dell'integralismo islamico.

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