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Siria, il piano B degli Stati Uniti: dare armi più potenti ai ribelli

La Cia prepara l’invio di armi più potenti ai ribelli anti Assad nel caso i negoziati di Ginevra dovessero fallire. L’obiettivo dichiarato: contenere l’influenza russa in Siria.
A cura di Mirko Bellis
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Ribelli Siria, lanciamissili Tow

Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, la Cia avrebbe elaborato un piano per la fornitura di armi più potenti ai ribelli siriani. L’invio degli armamenti – spiegano fonti dell'amministrazione statunitense – dovrebbe scattare in caso di fallimento dei negoziati e di rottura della precaria tregua tra le parti che dura da sei settimane. Le pressioni dei consiglieri militari e dell’intelligence americana sulla Casa Bianca sarebbero cominciate già in febbraio. L’obiettivo – secondo le dichiarazioni raccolte dal Wsj – sarebbe quello di contenere l’influenza della Russia in Siria. I preparativi –  prosegue il Wsj – sono stati discussi in una riunione segreta dei capi dello spionaggio statunitense e degli alleati in Medio Oriente poco prima che il cessate il fuoco entrasse in vigore il 27 febbraio. Al presidente Obama è arrivato l’elenco delle armi da fornire ai ribelli anti-Assad però – hanno fatto sapere i funzionari statunitensi – la Casa Bianca non ha ancora approvato l’invio. La decisione dipenderebbe dagli accordi di pace tra il governo di Damasco e l'opposizione moderata previsti questa settimana a Ginevra.

Tra le nuove forniture ci sarebbero anche pezzi di artiglieria pesante come i sofisticati sistemi di lancio di missili terra-aria in grado di abbattere i jet dell’aviazione siriana e russa. Il messaggio che l’intelligence americana vuole trasmettere alla Russia è comunque chiaro: in caso di fallimento dei negoziati la lotta potrebbe riprendere su vasta scala e, con le nuove armi, i ribelli potrebbe mettere in serio pericolo gli aerei russi. “L’accordo con i nostri alleati è di alzare la posta, se necessario”, ha detto un alto funzionario americano, aggiungendo però che l’obiettivo principale degli Stati Uniti rimane quello di promuovere in tutti i modi la cessazione delle ostilità e i negoziati di pace.

La Casa Bianca già in passato aveva rifornito di armi i ribelli siriani. Nel 2014, la Cia aveva inviato in Siria il lanciamissili BGM-71 TOW (l’acronimo sta per Tube-launched Optically-tracked Wire-guided, cioè missile guidato via cavo, lanciato da tubo), aiutando i ribelli a guadagnare terreno sul regime, fino a quando l'intervento della Russia nel settembre scorso ha cambiato le sorti del conflitto e fatto propendere l’ago della bilancia a favore di Assad.

Più di recente, la Cia ha permesso ad alcuni gruppi ribelli di ricevere pezzi di artiglieria dell’epoca sovietica BM-21 conosciuti più comunemente come Grad, anche se le quantità sono state relativamente piccole. Decidere quali sistemi d'arma introdurre sul campo di battaglia è sempre stata una scelta difficile per l'amministrazione Obama. L’Arabia Saudita e la Turchia hanno aumentato la pressione su Washington per incrementare il sostegno all'opposizione moderata con la spedizione di armi potenti, tra cui i Manpads, un sistema missilistico antiaereo a corto raggio trasportabile a spalla. Ciò nonostante la preoccupazione più grande per gli Stati Uniti è sempre stata quella che queste armi finissero nelle mani sbagliate. Gli alleati di Washington avevano suggerito di modificare queste sofisticate armi limitando la durata delle batterie o installando dei sensori geografici per impedire un loro uso fuori dalla Siria. Ma Washington è rimasto molto cauto rispetto a quest’idea. La Cia ritiene comunque che i ribelli siano riusciti ad ottenere un piccolo numero di Manpads sul mercato nero.

I funzionari americani – interpellati dal Wsj – hanno rifiutato di specificare quali saranno le armi che potrebbero essere inviate ai ribelli per non rivelare preziosi dettagli alle forze dell'esercito siriano e ai suoi alleati: la Russia, l'Iran e il gruppo di guerriglieri libanesi di Hezbollah.

I timori che il cessate il fuoco possa crollare da un momento all'altro sono reali. Le violazioni della tregua infatti sono aumentate nelle ultime settimane e l'esercito lealista si appresta a sferrare una decisiva offensiva contro Aleppo, in parte ancora sotto il controllo degli insorti. Secondo Muwaffaq Nyrabiya, il vice presidente della Coalizione nazionale siriana (il principale gruppo oppositore) più di 1.400 civili, tra cui 300 donne e bambini, sono stati uccisi in attacchi del regime da quando la tregua è entrata in vigore il 27 febbraio. “Il regime di Assad non ha rispettato i requisiti minimi della cessazione delle ostilità previste dagli accordi. Al contrario – ha aggiunto – il regime sta sfruttando la tregua allo scopo di guadagnare terreno".

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