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Scontri di Roma, il prefetto: “Le vere vittime sono i poliziotti”

Il prefetto della Capitale commenta la gestione dell’ordine pubblico nella manifestazione di sabato e nel corso dello sgombero di ieri alla Montagnola. E apre all’introduzione del codice identificativo sulle divise dei poliziotti.
A cura di D. F.
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Sono ancora negli occhi le immagini della manifestazione contro l'austerity, il piano casa e il job act del governo Renzi di sabato a Roma: l'assedio al ministero del lavoro, la carica violentissima della polizia di piazza Barberini, i pestaggi indiscriminati ai manifestanti ormai inermi e inoffensivi. Su questi ultimi episodi, con particolare riferimento per la ragazza campestata da un agente in borghese, il capo della polizia si è già espresso, definendo il poliziotto un "cretino da sanzionare". Le pomemiche, tuttavia, si sono riaccese ieri, quando i celerini hanno sgomberato un edificio occupato alla Montagnola da centinaia di cittadini senza casa e dalle loro famiglie. Anche in questo caso i poliziotti non hanno lesinato l'utilizzo dei manganelli.

Malgrado ciò il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro difende l'operato delle forze dell'ordine. Intervistato da Repubblica, il numero uno della sicurezza della Capitale ha commentato gli scontri di sabato: "Siamo seri. Davvero vogliamo giudicare quello che è accaduto in piazza da quei fotogrammi? Davvero vogliamo riflettere sull’ordine pubblico facendo un taglia e incolla di immagini? Perché non ci chiediamo cosa è accaduto prima di quella carica? O perché quell’artificiere si abbandoni a un uso abnorne della forza". Il prefetto, inoltre, ha affermato che nei confronti dell'artificiere che ha calpestato una ragazza a terra non userebbe, come Pansa, la parola "cretino": "Io direi che il comportamento di quell’artificiere è apparentemente inspiegabile". Pecoraro ha quindi spiegato quali sarebbero le ragioni di quel gesto estremamente violento da parte dell'artificiere: "Forse per dare una mano ai suoi colleghi. Per la frenesia e la frustrazione di chi, improvvisamente, si sente bersaglio alla mercé di chi, i manifestanti, è chiamato a tutelare. Non voglio essere retorico. Ma provi a immaginare. Per 1.200 euro al mese, lei è per strada per difendere il diritto di manifestare di qualcuno che, al contrario, la battezza come bersaglio simbolico della sua personale guerra. Succede in piazza, succede allo stadio… ".

Il prefetto ha anche commentato lo sgombero di ieri alla Montagnola, sostenendo che gli occupanti sapevano che sarebbero stati sgomberati dalla polizia ma ugualmente hanno deciso di opporsi: "E' stato cercato in ogni modo il dialogo. Senza contare che è da quindici giorni che gli occupanti sapevano che esisteva un provvedimento della magistratura di sgombero a cui la polizia doveva dare esecuzione. Ora, cosa bisogna fare se qualcuno decide di impedire che quell’ordine venga eseguito? E se per impedirlo accade che vengano tirati oggetti di ogni tipo dall’alto, addirittura lanciati segnali stradali? Siamo o no in uno Stato di diritto?".

Per finire Pecoraro si è detto a favore dell'introduzione del codice identificativo sulle divise dei poliziotti, a patto che venga regolamentato il diritto a manifestare: "Esiste il diritto di libera manifestazione del pensiero. Ma esiste anche il diritto all’integrità di quei lavoratori, i poliziotti, che sono lì proprio per garantire un pacifico godimento dei diritti costituzionali di tutti. Se si accetta questo scambio, le regole di ingaggio saranno chiare e non ci saranno più alibi. Né per quei pochissimi poliziotti che violano le regole e saranno facilmente identificabili, né per chi sa che, oggi, andare a una manifestazione con il casco integrale allacciato alla cinta o sfilare con un passamontagna e una spranga in pugno non ha di fatto nessuna conseguenza".

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