Sandra Bland, attivista afroamericana morta in carcere: si indaga per omicidio

Sandra Bland era una dona statunitense molto conosciuta nella sua città come un’attivista del movimento «Black Lives Matter» che aveva l'obiettivo di difendere i diritti degli afroamericani. Il suo copro senza vita è stato trovato il 13 luglio scorso in carcere era in custodia da tre giorni con l'accusa di ingiurie e resistenze a pubblico ufficiale. Il referto ufficiale dell’autopsia parla di suicidio, la donna si sarebbe impiccata con un laccio recuperato dal sacco della spazzatura nella prigione di Waller, ma il caso rischia di rinvigorire le polemiche tra la comunità afroamericana e la polizia dopo i numerosi casi di omicidio di neri negli Stati Uniti. Il procuratore distrettuale che si interessa del caso infatti ha dichiarato che l’indagine è classificata come omicidio, mentre molti subbi emergono sulla ricostruzione dell'arresto della donna da parte degli agenti.

Sandra Bland si trovava in auto diretta a Houston per presentarsi nel suo nuovo posto di lavoro, la Prairie View University, quando è stata fermata a Hempstead, nel Texas. Un agente di pattuglia dopo aver visto la sua vettura saltare la linea di divisione della corsia la rincorre e la fermata. Da una semplice infrazione del codice del strada però ne nasce un battibecco con l'agente. Questi ad un certo punto ordina alla giovane di uscire dall’auto, apre la portiera, urla e la minaccia. Sandra Bland non vuole uscire chiede perché è in arresto, ma il poliziotto tira fuori il taser, la fa uscire e la ammanetta dopo una breve colluttazione. Il tutto è stato ripreso da alcuni video che hanno scatenato nuove polemiche e accuse di violenza nei confronti della polizia. Dopo gli attacchi lo stesso capo del Dipartimento della sicurezza del Texas, ha ha dichiarato che il comportamento dell’agente costituisce una violazione delle procedure di arresto.