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Salone del Libro di Torino, dopo l’esclusione l’Arabia Saudita protesta: “Non interferite”

Dopo la decisione, innescata dalle critiche sul rispetto dei diritti umani nel Paese, l’ambasciatore saudita attacca: “L’Italia non dia lezioni”
A cura di Antonio Palma
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È quasi scontro diplomatico tra Italia e Arabia Saudita dopo la decisione degli organizzatori del Salone del Libro di Torino di escludere il Paese arabo dalla buchmesse che avrà un focus proprio sulla letteratura araba. Dopo la notizia infatti l’ambasciatore dell’Arabia Saudita a Roma, Rayed Krimly, è immediatamnete intervenuto sul caso chiedendo all’Italia di non interferire negli "affari interni" del suo Paese e a non dare lezioni in tema di diritti umani. La decisione del Cda della Fondazione di ritirare l'invito e di non avere per il 2016 un Paese ospite d'onore infatti è arrivata a seguito delle polemiche dei giorni scorsi sulla condanna a morte del 20enne Al Nimr per una manifestazione contro il regime cui ha preso parte quando era ancora minorenne. Dopo aver appreso la circostanza il diplomatico saudita in una lettera chiede a "chi mostra interesse per i diritti umani" di "approfondire la conoscenza dei casi particolari", citando proprio il ragazzo condannato ad essere decapitato e crocefisso.

L'ambasciatore ha citato bene 14 reati di cui Al Nimr è stato dichiarato colpevole in patria, tra cui "molteplici attacchi armati contro mezzi della polizia, contro personale e stazioni di polizia con armi e bombe molotov, la creazione di cellule terroristiche armate, protezione e assistenza offerta a terroristi ricercati, ripetute rapine a mano armata a danno di negozi e farmacie, nonché reiterati attacchi a proprietà private e pubbliche". Dal salone del libro di Torino però confermano la decisione spiegando di voler passare da un criterio geopolitico ad un criterio geoculturale, cioè ci saranno gli scrittori di quel paese ma non un invito ufficiale al governo

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