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Regeni, Egitto: “Niente tabulati e video”. Procura Roma avvia rogatoria per ottenerli

Gli inquirenti egiziani si sono presentati all’incontro con i pm italiani con una documentazione molto carente, vecchia e di scarso rilievo invocando la Costituzione locale e la privacy per negare l’accesso a tabulati e traffico delle celle telefoniche. Ma la procura di Roma insiste…
A cura di Antonio Palma
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UPDATE Ore 16.40 – La procura di Roma insiste: vuole i documenti. I magistrati capitolini dopo il fallimento degli incontri di ieri, non rinunciano ad ottenere i documenti che farebbero luce sulla morte di Regeni. La prossima settimana sarà infatti inoltrata una nuova rogatoria internazionale nella quale saranno riformulate alle autorità egiziane le richieste di acquisizione dei tabulati telefonici di una decina di persone, oltre che dei filmati delle zone frequentate dal ragazzo.

Che l'incontro tra i magistrati italiani e la delegazione egiziana potesse essere risolutiva sul caso di Giulio Regeni erano in pochi a crederlo, ma il vertice di due giorni è andato anche  peggio del previsto inducendo alla fine la Procura di Roma a esprimere forte delusione e il governo a richiamare l'ambasciatore al Cairo. Come comunicato dai pm capitolini, la delusione è dovuta principalmente alla mancata consegna dei  tabulati telefonici di una decina di utenze di cittadini egiziani richiesti dall'Italia e soprattutto del traffico di celle nel luogo del ritrovamento del corpo del ricercatore italiano. Una decisione che di fatto conferma la scelta di non voler collaborare fino in fondo da parte degli egiziani nonostante le continue promesse anche durante lo stesso vertice romano.

L'ennesima beffa agli inquirenti italiani, che al contrario hanno consegnato alla controparte tutti gli accertamenti svolti nel nostro Paese,  è arrivata quando gli egiziani hanno precisato che la loro costituzione impone di non rivelare dati personali  dei loro cittadini, in poche parole per una questione  di privacy non era possibile fornire i dati richiesti. Nel dettaglio si è invocato il "rispetto dell'articolo 57 della Costituzione che protegge il segreto delle comunicazioni dei suoi cittadini", quindi niente tabulati telefonici né traffico dati delle celle a cui si son agganciati quei cellulari.

Del resto che l'incontro non sarebbe finito nel migliore dei modi  si è capito già quando la delegazione egiziana ha tirato fuori il tanto atteso dossier decisamente meno corposo delle  duemila pagine promesse dalla stampa locale. Negli atti solo i tabulati telefonici degli amici di Giulio e il verbale di ritrovamento del suo cadavere oltre alla inutile inchiesta sulla banda di rapinatori. Agli atti neanche un video perché per gli egiziani non erano state fatte riprese nella riunione sindacale dell'11 dicembre 2015, a cui  Giulio Regeni ha partecipato, mentre le uniche riprese nella metropolitana di Dokki sarebbero state sovrascritte da altre immagini. Insomma a Roma gli egiziani hanno portato solo carte giudiziarie vecchie, incomplete e di assai scarso rilievo.

I delegati egiziani dal loro canto si sono rifiutati di rilasciare qualsiasi dichiarazione sulla missione e sono partiti questa mattina alla volta del Cairo dopo il fallimento dell'incontro. Anche dal Governo egiziano al momento non ci sono reazioni, nemmeno alla scelta dell'Italia di richiamare l'ambasciatore. "L'Egitto valuterà in modo completo la situazione quando la sua squadra di investigatori tornerà a casa", si è limitato a chiarire il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Ahmed Abu Zeid, sottolineando che non c'è ancora una notifica ufficiale della decisione italiana né delle "ragioni dietro a questa decisione".

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