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Nuova mazzata per l’Italia: l’Ue boccia norma Iva, si rischia aumento benzina

La Commissione Ue ha bocciato la norma sul reverse charge, per l’Italia si apre un buco di bilancio da 730 milioni di euro.
A cura di Antonio Palma
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Dopo il caso dei rimborsi ai pensionati a causa della sentenza della Consulta, in arrivo una nuova grana per il governo Italiano. L'Unione Europea infatti ha bocciato la norma del reverse charge sull’Iva introdotta dal governo con la legge di stabilità 2015 dando spazio ad un buco di bilancio notevole, valutato intorno ai 730 milioni di euro. Una notizia pessima anche per gli automobilisti italiani perché nel provvedimento è prevista anche una clausola di salvaguardia, che prevede in caso di bocciatura di coprire il buco con l’aumento automatico delle accise sulla benzina a partire già da giugno. La notizia della bocciatura è arrivata direttamente da Bruxelles in una nota della commissione europea. "La Commissione ha adottato una comunicazione indirizzata al Consiglio che rigetta la richiesta italiana di una deroga (alla normativa Ue sull’Iva) per introdurre il reverse charge per le forniture alla grande distribuzione" si legge nella dichiarazione della portavoce della Commissione Ue per i servizi finanziari, Vanessa Mock.

Secondo la Commissione Ue "non ci sono prove sufficienti che la misura richiesta contribuirebbe a contrastare le frodi, la Commissione ritiene anzi che questa misura implicherebbe seri rischi di frode a scapito del settore delle vendite al dettaglio e a scapito di altri Stati membri" spiegano da Bruxelles. Dal nostro Ministero dell'economia comunque assicurano che "c’è il fermo impegno del governo a non far scattare le clausole di salvaguardia" . Del resto la notizia era nell'area e al dicastero stavano già studiando soluzioni alternative. Per quanto riguarda invece lo split payment, cioè la richiesta di introdurre pagamenti separati dell’Iva da parte dell’amministrazione pubblica, la Commissione ha spiegato che "è tuttora in corso di analisi".

Cosa consiste il reverse charge

Il reverse charge, cioè la cosiddetta "inversione contabile", è la norma per cui l'obbligo di versare l'Iva passa da chi acquista il bene o servizio a chi lo fornisce. Nata inizialmente nell'edilizia dove colui che esegue i lavori in subappalto non addebita l’Iva sulla propria fattura ma lo fa l'appaltatore, era stata estesa a diversi settori della grande distribuzione con la legge di stabilità 2015. La norma era stata pesantemente criticata dagli industriali secondo i quali era di fatto un prestito forzoso all'erario perché le aziende avrebbero dovuto chiedere un rimborso allo Stato con problemi di accumulo di crediti Iva.

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