Norvegia: il partito di destra sostenuto da Breivik vince le elezioni

La destra ha vinto le elezioni politiche norvegesi, le prime dopo la strage del 22 luglio 2011 che causò la morte di 77 persone. Incredibilmente, a vincere la tornata elettorale è stata la coalizione composta da conservatori, liberali, cristiano-democratici e quel Partito del Progresso che il terrorista Anders Behring Breivik – autore degli attentati – sosteneva. La vittoria della destra è simbolizzata dai volti di due donne: Erna Solberg, che si avvia a diventare primo ministro; e Siv Jensen, leader del partito del Progresso, che non potrà essere tenuto fuori dalla squadra di governo e avanza proposte molto dure contro l'immigrazione: ad esempio quella di formare dei campi per richiedenti asilo politico. In tal senso i laburisti hanno solo da sperare che tra destra conservatrice e populista non venga mai raggiunto un accordo. La lista di centro-sinistra era composta anche da 33 sopravvissuti di Utoya che su quell'esperienza hanno fondato un rinnovato impegno politico, "la generazione 22 luglio".
Il Partito del Progresso finore era stato sempre tenuto fuori da coalizioni di governo proprio a causa delle sue posizioni estreme: ad esempio sulla di un'originaria purezza culturale costruita su un mix di valori cristiani e umanitarismo. Negli anni la retorica di partito è scivolata su posizioni sempre più antimusulmane, fino al celebre discorso del 2009 nel quale la stessa Jensen metteva in guardia da un'islamizzazione strisciante. In questo humus politico e culturale si è formato Breivik, che poche ore prima di uccidere 77 persone al campo estivo del partito labusrista ha redatto un "manifesto" con molti punti in comune col Partito del Progresso. L'attentato era stato studiato nei minimi dettagli per anni con l'obiettivo dichiarato di scuotere la classe dirigente e fermare le politiche migratorie della sinistra che – secondo il killer – rischiavano di consegnare la Norvegia e l'Europa all'onda islamica. La meticolosa preparazione dell'attentato cominciò nel 2002. Proprio quell'anno un ramo locale dell'organizzazione giovanile del Partito del Progresso scelse come presidente l'allora 23enne Breivik.
La strage ha portato – come ovvio – la condanna da parte del Partito del Progresso, che da quel momento ha virato l'attenzione principalmente verso la politica economica, addolcendo almeno apparentemente certe sparate contro gli immigrati. "Siamo un partito liberale – spiega Jensen, che rifiuta anche l'etichetta di populista.