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Opinioni

No alla messa di Natale a scuola. Salvini protesta, ma Le Pen fa la laicista

Il liceo di Udine che non celebra la messa, la scuola di Bergamo che non fa il presepe: Salvini tuona contro le decisioni dei presidi scambiando religione con tradizione del Natale. Anche la sua collega francese, Marine Le Pen, ieri paladina della laicità, oggi difende l’ “identità nazionale” con il presepe: Gesù Bambino strumento di propaganda elettorale delle destre europee.
A cura di Sabina Ambrogi
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Il preside del liceo classico Stellini di Udine, Giuseppe Santoro, avrebbe cancellato la tradizionale messa di Natale celebrata da sempre nelle mura scolastiche. Succedeva il 12 dicembre scorso. Il caso, sollevato dal giornale cattolico Avvenire, è finito con un minaccioso videomessaggio del leader della Lega Matteo Salvini. Come sancito dalla Costituzione e declinato negli articoli 2, 3, 7, 8, 19, e 22, l'Italia è uno stato laico. Questo rappresenta un principio “supremo”, cioè non si può cambiare. Come è immaginabile, si sono sempre fatte deroghe al dettato costituzionale, alle quali sono seguiti ricorsi al Tar e insomma la questione di professione di culto religioso in un istituto pubblico è sempre più spinosa. Né è mai stata risolta, ma invece sempre molto strumentalizzata. Il preside del liceo Stellini quindi ha solo rispettato la Costituzione. A Salvini proprio non va giù e s'indigna con trasporto: “Quest'anno Gesù Bambino va fuori dal liceo Stellini di Udine. Non è solo una questione religiosa ma di identità, di cultura e di tradizione. Chi abbandona il proprio passato e dimentica le proprie radici non ha futuro”.

Lo dice proprio lui che Gesù Bambino lo avrebbe fatto affogare, parla di memoria proprio il re del razzismo che ha dimenticato la storia del secolo scorso, l'erede dei “fòra de bal”, dei cori “senti che puzza scappano i cani stanno arrivando i napoletani”, il rappresentante della guerra ai rom, l'istigatore di odio da social network. Sempre nello stesso ambito della sua “conversione leghista” per agguantare voti di cattolici, e per farsi perdonare ruberie e nepotisimi della passata Lega al governo, va menzionata l'azione dimostrativa con il “presepe di Bergamo”. Questa volta, il preside dell'istituto De Amicis della città lombarda avrebbe impedito di fare il presepe nello stabilimento scolastico per non “farlo subire” anche a chi non è cattolico. Ecco il leader del Carroccio, dimenticando che si trattava di una scuola pubblica, si è precipitato a chiedere le dimissioni del preside Mastrorocco colpevole anche stavolta di aver rispettato la Costituzione.

Per l'occasione è intervenuto a indignarsi anche il vice presidente del senato Calderoli (che si sposò con rito celtico mentre il sindaco di Milano Formentini nei panni di druido recitava parole di un rito inventato): «Come bergamasco mi vergogno e chiedo scusa a chi in quel simbolo ha sempre creduto. Se qualcuno è disturbato dai nostri presepi può tornare da dove è venuto”. In realtà, nessuno a parte il preside, che aveva semplicemente fatto un goffo tentativo di rendere laico lo spazio pubblico, si era opposto al presepe.

Questi due interventi simbolici e ben orchestrati di Matteo Salvini significano però qualcosa di più ampio: trascinano sempre di più lo stato italiano (la scuola per di più) lontano dalla laicità, esattamente come accade negli stati islamici. Inoltre, si difendono “santa messa” e “presepe” in quanto “tradizione”, al pari dell'albero di Natale, del torrone e del panettone privando totalmente sia presepe che messa del loro valore spirituale e religioso, riqualificandoli come meri strumenti “identitari”. Ma per chi poi? Quanti atei o agnostici non intendono affatto dare un insegnamento religioso cattolico ai propri figli, e per questo li mandano in scuole pubbliche? Per ultimo, Salvini rovescia sulla religione cattolica tutta la paccottiglia di superstizioni leghiste usando il cristianesimo come bastone da picchiare contro l'Islam, assimilabile all'immigrato che ruba lavoro e quindi nemico, su cui punta tutta la destra europea per ottenere consensi. Il che se possibile rende ancora più vile l'intera operazione di strumentalizzazione.

Marine Le Pen aveva fatto ben prima di lui una furbissima operazione anti Islam, ma l'aveva presa alla larga. E in parecchi sono caduti nella rete (il 10% di voti cattolici in più). Nel tentativo di prendere l'eredità pesante del padre Jean Marie, troppo poco digeribile per un francese di destra moderata, Marine era partita con quella che la stampa ha chiamato la “dédiabolisation” del Front National. Per anni la sua guerra è stata per la “la laicità della Francia”. Così nei più recenti approfondimenti di questo principio che sancisce la separazione netta dello stato dalla religione si è vietato in qualsiasi luogo pubblico qualsiasi forma e espressione di religione: quindi no al velo, no al burqa e niqab, ma no anche ai crocifissi e alla kippà. E così via. Nel sito del partito del Front National troviamo approfondimenti e richiami alla separazione stato – religione. Addirittura proclami contro il comunitarismo (magnificamente incarnato dalla Lega). Dietro quella battaglia di ampio respiro condotta da Marine che vedeva coinvolte tutte le professioni religiose però si nascondeva il nemico giurato: l'immigrato, musulmano, confuso abilmente con l'integralista islamico.

La prova arriva in questi giorni: mentre Salvini faceva la “battaglia del presepe”, gli esponenti del Front National fino a ieri paladini della laicità hanno aspramente criticato il sindaco di una cittadina della Vandea, che ha istallato un enorme presepe nell'ingresso del palazzo comunale. Il tribunale amministrativo di Nantes ha ordinato di smontarlo. Da allora, i “frontisti” si sono scordati delle battaglie per la laicità e hanno montato “i presepi per tutti” in diversi comuni giustificando il loro gesto, come ha fatto Salvini “in difesa dalla tradizione”. Il solo dato reale però è che Gesù Bambino sia finito a servizio della politica razzista europea.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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